martedì 29 ottobre 2013

Pensieri di malattia#8


Torna la febbre: sensibilità ovattata, attutita, si direbbe anche protetta. Il tempo passa per suo conto, ma non è la noia (ricordo adolescenziale) che presuppone, invece, una coscienza vigile del vuoto di contenuti.

L’inappetenza rende i due pasti principali una sorta di sfida, punizione, obbligo. E il disgusto si estende anche alle immagini di cibi, cucine, cuochi, ormai sempre più invadenti e numerose che vengono dalla TV: insopportabili!

La vita si riduce, si allontana, si impoverisce: ci si ritrova a mendicare alla finestra (Pirandello) qualcosa della vita degli altri. E il minimo gesto mi costa uno sforzo immenso, e di questi sforzi si compone ormai la mia esistenza (Memorie di Adriano).

La casa si restringe sempre più al limitato spazio circostante i movimenti di chi è ammalato: il piccolo intorno di un letto, di una poltrona... Il resto diviene sempre più estraneo e, a volte, perfino ostile.

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