lunedì 14 ottobre 2013

A volte ritornano...


Non eadem est aetas, non mens/L’età non è più quella, e l’animo neppure


Sotto l’ombrello (reale, immaginario, sperato?) di papa Francesco sta tornando in questi giorni a farsi sentire la teologia della liberazione, duramente condannata negli anni passati. Leonardo Boff, che ne è stato uno dei più noti esponenti, ha scritto una sorta di piccolo catechismo per cristiani e non-cristiani (Al cuore del cristianesimo, Emi), in cui espone la sua personale visione del cristianesimo. Lo ringraziamo, ma leggendo queste pagine di anticipazione non si può dire che ci troviamo di fronte a un miracolo di chiarezza e la sua filosofia della storia fa addirittura rimpiangere le analisi del più ortodosso e stagionato marxismo.

Che cos'è il cristianesimo?
Non è il Cristo continuato. È un'altra realtà, che però non può essere compresa senza il Cristo. Il primo, Cristo, è il Mistero del Figlio incarnato. Il secondo, il cristianesimo, è un avvenimento storico aperto e ancora in costruzione, fondato sul regno di Dio che non è ancora giunto in pienezza, reso possibile dal fallimento della croce e dalla vittoria che ne fu una realizzazione parziale, la risurrezione di Gesù. Che ne sarà del cristianesimo? Sarà quello che gli è concesso di realizzare nella storia, ispirandosi all'opera di Gesù e congiungendosi con la storia dei popoli.
Entrambi, Gesù e la storia, hanno in comune il fatto di essere affermazioni progressive del processo dell'evoluzione. Cristo come autocomunicazione del Figlio del Padre a un uomo concreto, Gesù di Nazaret; e nello stesso tempo totale apertura di quell'uomo concreto, Gesù, al Figlio del Padre.
Egli è il sacramento dell'incontro. In lui i due movimenti si intrecciarono: l'interiorizzazione e l'esteriorizzazione, il movimento ascendente e quello discendente. In questo senso, Gesù è l'anticipo seminale del quadro ultimo dell'umanità e dell'universo, assunti e interiorizzati dallo Spirito Santo, dal Figlio e dal Padre, e introdotti nel Regno della Trinità; ma questo è stato possibile solo perché prima il Figlio è entrato e si è esteriorizzato nel mondo per azione dello Spirito sotto l'egida del Padre, facendo sua la Nostra umanità. Concentriamoci per un attimo su Gesù: egli rappresenta una gloria per Dio e un onore per noi e per tutto l'universo, ma è anche portatore di una tragedia che è la crux theologorum. Venne respinto e inchiodato su una croce. Tale destino fu la conseguenza di ciò che egli disse e fece, e che risultava inaccettabile per gli schemi politici e religiosi del tempo. Gesù non cercò la morte, né essa fu desiderata dal Padre.
Gesù voleva vivere e si aspettava la realizzazione del suo sogno, il Regno. Ciò che il Padre voleva non era la morte del Figlio, perché Dio non è crudele, ma la sua fedeltà, che poteva comportare la morte violenta. Tra lacrime, angosce e grida di disperazione, Gesù mantenne fino alla fine la fedeltà a sé stesso, al sogno, agli uomini e donne umiliati e offesi e al Padre.
Pur amando la vita, dovette consegnarla e accettare la morte, caratterizzata come un'esecuzione giudiziale. In questo Gesù non fallì perché in nessun momento venne meno la sua fedeltà. La sua proposta fallì storicamente, perché venne rifiutata. La risposta alla sua fedeltà fu la resurrezione, da intendere come realizzazione seminale, incoativa e inaugurale del suo sogno: il regno di Dio.
È un sogno che continua ad essere sogno, ma con un segno anticipatore che è la risurrezione personale di Gesù. Poiché Gesù non è solo, ma è sempre legato alla sua comunità e all'intero universo, la sua risurrezione non è ancora completa. Gesù risorto ha ancora un futuro in cui tutti e l'intero cosmo parteciperanno alla sua risurrezione e saranno anch'essi risuscitati. I Vangeli accennano a un simile sviluppo dicendo che stiamo in cammino verso la Galilea, dove il risorto si mostrerà nuovamente. […] L'azione delle energie cristiche di interiorizzazione ed esteriorizzazione continua a svolgersi nella storia. Tutto ciò, sicuramente, è sfuggito alla coscienza possibile del Gesù storico, artigiano e contadino. Non importa. È stato Dio che, attraverso di lui, ha suscitato questa affermazione progressiva nella nostra storia cosmica, terrena e umana. Il cristianesimo ha senso solo se mantiene viva la coscienza di essere una realtà emergente che si basa sulla presenza del Figlio del Padre in mezzo a noi, nella forza dello Spirito e nell'azione permanente operata dal Padre. Acquista rilevanza nella misura in cui non lascia svanire il sogno di Gesù, conserva la memoria delle sue verba et facta, delle sue gesta gloriose e tragiche, cerca di concretizzare il suo sogno nei beni chiamati “del Regno” […]
(dal Sole 24 ore, 8 sett. 2013)

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