lunedì 25 agosto 2014

Cariatidi e dintorni#43/Montefortino (Fermo)


Nel Museo d’arte sacra situato al terzo piano di Palazzo Leopardi, a Montefortino (Fermo), si trova una ricca collezione di arredi sacri, vestimenti e oggetti liturgici provenienti da alcune chiese del luogo, chiuse e sconsacrate. Tra essi, un probabile fonte battesimale, di incerta datazione, sorretto da 4 telamoni di accurata fattura.


(foto RV)

giovedì 21 agosto 2014

Massacri e silenzi

Dopo tanti silenzi e incertezze di fronte al massacro in Medio Orientedi di cristiani, altre minoranze religiose e oppositori di ogni tipo (su cui v. l'ampio articolo di Carlo Panella, Perché questo Papa è così timido con gli attacchi dell'Islam, http://www.ilfoglio.it/result/?q=panella+10+agoasto&search.x=-844&search.y=-270), il 12 agosto scorso, pur nella indifferenza ferragostana, il Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso ha pubblicato un documento che merita di essere conosciuto e meditato, in cui si afferma che l'attuale situazione «esige una presa di posizione chiara e coraggiosa da parte dei responsabili religiosi, soprattutto musulmani, delle persone impegnate nel dialogo interreligioso e di tutte le persone di buona volontà», pronunciandosi unanimemente contro il califfato. Ecco il documento, al cui testo unisco la riflessione di Ronald Lauder, presidente del Congresso ebraico mondiale.

Déclaration du Conseil pontifical pour le Dialogue interreligieux (12.08.2014)
Il mondo intero ha assistito stupefatto a quella che è ormai chiamata "la restaurazione del Califfato", che era stato abolito il 29 ottobre 1923 da Kamal Ataturk, fondatore della Turchia moderna.
La contestazione di questa restaurazione da parte della maggioranza delle istituzioni religiose e politiche musulmane non ha impedito ai jihadisti dello "Stato Islamico" di commettere e di continuare a commettere atti criminali indicibili. Questo Pontificio Consiglio, tutti coloro che sono impegnati nel dialogo interreligioso, i seguaci di tutte le religioni, così come tutti gli uomini e le donne di buona volontà, non possono che denunciare e condannare senza ambiguità queste pratiche indegne dell’uomo:
- il massacro di persone per il solo motivo della loro appartenenza religiosa;
- l’esecrabile pratica della decapitazione, della crocifissione e dell’impiccagione di cadaveri nelle piazze pubbliche;
- la scelta imposta ai cristiani e agli Yazidi tra la conversione all'Islam, il pagamento di un tributo (la jizya) o l’esodo;
- l’espulsione forzata di decine di migliaia di persone, compresi i bambini, anziani, donne incinte e malati;
- il rapimento di ragazze e di donne appartenenti alle comunità Yazidi e cristiane come bottino di guerra (Sabaya);
- la barbara imposizione della pratica dell'infibulazione;
- la distruzione dei luoghi di culto e dei mausolei cristiani e musulmani;
- l'occupazione forzata o la profanazione di chiese e monasteri;
- la rimozione di crocifissi e di altri simboli religiosi cristiani e di altre comunità religiose;
- la distruzione del patrimonio religioso e culturale cristiano di valore inestimabile;
- la violenza abietta allo scopo di terrorizzare la gente per costringerla ad arrendersi o a fuggire.
Nessuna causa può giustificare tale barbarie e certamente non una religione. Si tratta di una gravissima offesa all'umanità e a Dio che è il Creatore, come ha spesso detto il Papa Francesco.
D’altra parte non possiamo dimenticare che cristiani e musulmani hanno vissuto insieme – sia pure con alti e bassi - nel corso dei secoli, costruendo una cultura della convivialità e civiltà di cui sono orgogliosi. Del resto, è su questa base che, negli ultimi anni, il dialogo tra cristiani e musulmani ha continuato e si è approfondito. La situazione drammatica dei cristiani, degli Yazidi e di altre comunità religiose numericamente minoritarie in Iraq esige una presa di posizione chiara e coraggiosa da parte dei responsabili religiosi, soprattutto musulmani, delle persone impegnate nel dialogo interreligioso e di tutte le persone di buona volontà. Tutti devono unanimemente condannare senza alcuna ambiguità questi crimini e denunciare l’invocazione della religione per giustificarli. Altrimenti quale credibilità avranno le religioni, i loro seguaci e i loro leader? Quale credibilità potrebbe avere ancora il dialogo interreligioso così pazientemente perseguito negli ultimi anni?
I leader religiosi sono inoltre chiamati ad esercitare la loro influenza sui governanti per la cessazione di questi crimini, la punizione di coloro che li commettono e il ripristino dello Stato di diritto in tutto il Paese, assicurando il rientro di chi è stato cacciato. Ricordando la necessità di un’etica nella gestione delle società umane, questi stessi leader religiosi non mancheranno di sottolineare che sostenere, finanziare e armare il terrorismo è moralmente riprovevole.
Detto questo, il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso è grato a tutti coloro che hanno già levato la loro voce per denunciare il terrorismo, in particolare chi usa la religione per giustificarlo.
Uniamo dunque le nostre voci a quella di Papa Francesco: "Il Dio della pace susciti in tutti un autentico desiderio di dialogo e di riconciliazione. La violenza non si vince con la violenza. La violenza si vince con la pace".
[Testo originale: Francese - Traduzione di lavoro]   
«Il silenzio sui cristiani ricorda quanto successe agli ebrei»
Perché il mondo tace mentre i cristiani sono sterminati? In Europa e negli Stati Uniti abbiamo assistito a dimostrazioni di massa per la morte dei palestinesi, usati come scudi umani come copertura per il lancio di razzi da parte delle organizzazioni terroristiche di Gaza. L’Onu fa le sue indagini e indirizza la sua attenzione solo su Israele. Ma il terribile massacro di migliaia e migliaia di cristiani nei modi più barbari è stato accolto con assoluta indifferenza.
Le comunità cristiane del Medio Oriente e di parte dell’Africa centrale stanno scomparendo più o meno allo stesso modo nel quale in Europa ottanta anni fa gli ebrei furono uccisi o si diedero alla fuga. Poche proteste si levarono sulle campagne di epurazione naziste del 1930 prima che fosse troppo tardi, e come allora, il silenzio di oggi è altrettanto assordante. Gli storici guarderanno a questo periodo chiedendosi se le persone avessero veramente perso la ragione. Pochissimi i giornalisti che hanno potuto testimoniare in Iraq l’ondata di terrore simil-nazista che sta invadendo il Paese. Le Nazioni Unite sono state per lo più immobili. I leader mondiali sembrano essere impegnati in altre questioni in questa strana estate del 2014. Non ci sono «flottiglie» umanitarie in viaggio verso la Siria o l’Iraq. Perché le grandi celebrità e le invecchiate stelle del rock non sono preoccupate quando sono i cristiani ad essere macellati?
Lo Stato islamico dell’Iraq e della Siria (Isis) non è una semplice coalizione di gruppi jihadisti. Si tratta di una vera e propria forza militare che è riuscita a conquistare gran parte dell’Iraq, con un modello economico vincente che diffonde in punta di lancia dispensando omicidi a sangue freddo. L’Isis prende i soldi dalle banche ed usa le estorsioni vecchio stile per finanziare la sua macchina di morte. Sistema che lo ha reso forse il più ricco gruppo terroristico islamico al mondo. Ma dove eccelle veramente è negli eccidi a sangue freddo che rivaleggiano con le carneficine medievali. Lungo il suo cammino l’obiettivo principale sono diventate tutte le comunità cristiane incontrate, purtroppo molto numerose.
Un uomo d’affari caldeo-americano di nome Mark Arabo intervistato dalla Cnn ha descritto questa scena in un parco di Mosul, «… decapitano bambini e mettono la loro testa su dei bastoni. Per ogni nuovo bambino ucciso, altre madri violentate e uccise, e i padri impiccati».
Ora, dove sono le proteste? Dove sono le grandi manifestazioni di massa con i cartelli e gli slogan urlati? Dov’è la rabbia e lo sdegno?
In un discorso davanti a migliaia di cristiani a Budapest lo scorso giugno, ho fatto una promessa solenne: così come non rimarrò in silenzio di fronte alla crescente minaccia dell’antisemitismo di destra e sinistra in Europa e Medio Oriente, non sarò mai indifferente alla sofferenza cristiana. Ebrei e cristiani leggono la stessa Bibbia, la loro religione condivide la stessa base comune e ora, purtroppo, essi condividono un tipo di sofferenza che li ha presi di mira per una e una sola ragione: muoiono a causa delle loro convinzioni. Muoiono perché sono stati presi di mira da assassini, perché sono indifesi e perché il mondo è indifferente alle loro sofferenze.
Ma questo può e deve essere fermato. Invito i leader mondiali a riunirsi insieme, non per parlare, ma per agire. Abbiamo bisogno di una coalizione formata da uomini e donne di buona volontà per unirsi e fermare questo abominio. Non siamo impotenti. Scrivo questo come cittadino della più forte potenza militare sulla terra. Scrivo questo come leader ebreo che si preoccupa per i suoi fratelli e sorelle cristiani. Questa ondata di morte deve essere fermata. Ora.

Ronald Lauder, presidente del Congresso ebraico mondiale; Corriere della sera, 21 08 14