giovedì 24 marzo 2011

Consapevolezza della precarietà







BŌ/hakana(i)

Per significare ciò che è momentaneo, effimero, evanescente, vano, 
vuoto, 
incostante, instabile, fragile, misero, la lingua giapponese usa 
alcune parole, tra cui hakana(i). Questa parola è scritta con un carattere 
composto da due elementi, quello di sinistra che indica uomo e quello di 
destra che indica sogno. Calderón non aveva detto che La vida es sueño 
[La vita è sogno]?

5 commenti:

fuzzy ha detto...

Schopenhauer citava spesso Calderon. Wittgenstein raramente citava qualcuno.
La vita è un sogno? Mah, non so, innanzitutto bisognerebbe stabilire che il tratto caratteristico del sogno sia la mera caducità. Cosa che non mi pare. Inoltre noi definiamo il sogno rispetto alla realtà, quindi per contrasto, quindi siamo perfettamente in grado di distinguere i due momenti. Ora con cosa confronteremmo il sogno della vita se fosse tale? Con una realtà superiore che pero' non possiamo esperire? E allora credere che la vita sia un sogno non è esso stesso un sogno?
Ad ogni modo se la vita fosse un sogno, o qualcosa di completamente vuoto, tuttavia noi la viviamo, o la dobbiamo vivere, come se essa fosse eterna, come se (als ob kantiano) la vita avesse senso, altrimenti non dovremmo fare assolutamente nulla, se non lasciarci morire il prima possibile. Saremmo o siamo costretti a vivere questa strana aporia...

Riccardo ha detto...

Lasciamo un momento tranquilli Schopenhauer e Wittgenstein, non lasciamoci afferrare da pensieri, non necessariamente scorretti, che tuttavia ci distraggono dall’assorbire il significato profondo che quel carattere ci suggerisce. Sogno: quando l’occhio è “ricoperto” dalla sera e la visione diviene confusa, imprecisa, debole, evanescente come il sogno. Le opere dell’uomo e della natura sono precarie e hanno la vaghezza del sogno, da cui ci si risveglia proprio con la “consapevolezza della precarietà”: quella con cui viviamo la verità, l’amore, la bellezza, quella con cui, ad es., osserviamo i ciliegi in fiore, la cui visione produce in noi la massima commozione proprio nel momento in cui vediamo i petali cadere…

fuzzy ha detto...

... non saprei. Mi permetta di pensarla in modo leggermente diverso. Le immagini troppo poetiche non mi hanno mai convinto molto, sono vaghe, confuse. A me sembra che nella constatazione che la vita è caduca, effimera, precaria, evanescente e transeunte, non ci sia nulla di profondo. E' una semplice constatazione di fatti anche quotidiani comunemente esperibili da chiunque. E oltre a bellezza verità e amore, ve ne sono anche di bruttezza, falsità e odio, che sono elementi della realtà di pari dignità.
Anzi forse se ce ne dimentichiamo qualche volta, è perché sono fatti che abbiamo sotto gli occhi di continuo. Non era Wittgenstein che diceva "il massimo della profondità è la superficie"?
Che poi sia un sogno confuso impreciso debole, o che le opere sia precarie, francamente non mi convince molto. Il colosseo sta li da millenni, l'archeologia ci racconta storie anche molto più antiche...
Oppure, quando ci troviamo al centro della sofferenza per esempio, l'esperienza non mi pare tanto debole imprecisa o confusa, ma al contrario netta precisa e vivida come non mai.
I sogni sono confusi, la realtà un po' meno direi :-) ...ma forse si tratta di una differenza più che altro lessicale(?)

bio ha detto...

Acqua e farina lievitati, una delle materie più instabili della nostra quotidiana realtà; se infornati al momento giusto si trasformano in pane. Ed è un sogno, un’esperienza che mi stupisce ancora dopo anni e anni con le mani sporche di farina. Non dura - e meno dura meglio è riuscito - ma qualcosa resta finché resta la persona che ne ha goduto, finché resta il ricordo di quella persona, finché restano i neuroni che in certe configurazioni sinaptiche avevano strutturato quel ricordo e così via andando verso l’infinitamente piccolo e finché resta il gesto d’amore con cui è stato fatto e così via verso l’infinitamente grande. Non so cosa ho scritto, non chiedetemi delucidazioni in merito.

PanDharma ha detto...

Mi fa pensare al cambiamento...
Così come cambia l'uomo nel corso di una vita; vivendo da un decennio all'altro stati di coscienza, pensieri, umori differenti...cogliendone il passaggio, la trasformazione.
E al cambiamento del cambiamento...
Così come nel sogno si può correre, guidare, nuotare, fare all'amore; cambiamenti che avvengono pur "restando nel sogno" e solo al risveglio rendersi conto di poter cogliere un cambiamento differente da quello esperito nel sogno.
Come un nascere alla (idea della) propria morte...