mercoledì 13 gennaio 2010

Vedere e ri-vedere Hiroshima mon amour

Il film (sceneggiatura di M. Duras, regìa di A. Resnais, 1958) narra di un’attrice francese e un ingegnere giapponese, due «esseri geograficamente, storicamente, razzialmente, etc. lontani quanto più si può essere», sullo sfondo di una città «(forse la sola al mondo?) dove i dati universali dell’erotismo, dell’amore e del disagio appariranno sotto una luce implacabile» (M. Duras), che “si incontrano” a Hiroshima, la città del dolore più osceno (fuori scena, non tematizzabile), dove nulla è dato e banale, e tutto riceve un supplemento di senso («un alone particolare circonda ogni gesto, ogni parola»).

È un’occasione di confronto con le dicotomie senza mediazione e i loro esiti insolubili. Qui è il rapporto tra la vita e la morte, nella storia; tra ciò che è vivo e ciò che è morto, nell’esperienza.

Hiroshima mon amour parla di memoria e di racconto.

Cos’è la memoria, cos’è che trasforma la traccia in ricordo, il fragile ponte sul fiume del tempo che divide l’esperienza di oggi da quella di ieri?

Cos’è il racconto, che trasfigura e sfigura, purifica, assottiglia, dona senso, trasformando l’evento in destino?

E la comunicazione, il ponte sui crepacci di solitudine che distanziano i vissuti individuali, miracolo impossibile e anche peccato crudele, attentato alla preziosità del nostro segreto…?

È possibile ricordare, è possibile narrare Hiroshima, città di distruzione e di condanna, di morte e di eccessi? Si possono narrare i due personaggi che si incontrano, si inseguono, si bordeggiano, si perdono? Nella loro raggelante impotenza si chiamano, alla fine, coi nomi delle sofferenze di cui sono prigionieri; si diranno: «Il tuo nome è Hiroshima» e «Il tuo è Never-en-France». Come dire che i diversi “ponti” che abbiamo intravisto hanno forse una sola possibilità di esistere, quella offerta dalla comune cognizione del dolore.

1 commento:

Armando Menicacci ha detto...

Bello, preciso come al solito. "Occhiuto" sguardo che si appoggia per porre domande sulle relazioni alle cose ultime.