giovedì 4 settembre 2008

Barocco romano#1: due chiese

Barocco romano#1: due chiese
Barocco (dal portoghese = figura irregolare?), la “rivoluzione culturale” fatta in nome della ideologia della Controriforma (Argan), si lascia alle spalle pauperismi medioevali e cupezze spirituali nordiche: in una visione festosa, tutto ora può essere recuperato (perché riscattato) e non è più tanto lontano dalla perfezione (la Provvidenza è operante), tutto va volto ad maiorem Dei gloriam: quel che resta fuori, che non si deve fare o dire è peccato, ma per il peccato ci sono il pentimento e il perdono. La cultura come via di salvezza; perché lo sia per tutti, l’arte offre il suo contributo di immaginazione che trasporta al di là del contingente, supera i limiti, mostra ciò che è oltre, conquista l’attenzione e guida verso il bene attraverso lo stupore, la meraviglia, la rivelazione. Roma è il primo grande centro del barocco, carrefour di artisti e di arti diverse, forse per l’ultima volta un centro culturale europeo.

I gesuiti riescono a tradurre la propaganda del progetto ideologico controriformista in macchine pittoriche di incredibile efficacia: vedi i due soffitti delle chiese del Gesù e di S. Ignazio.

Giovan Battista Gaulli detto il Baciccia (1639-1709, è troppo dire un Bernini pittore?) dipinge il primo, Andrea Pozzo (1642-1709), lui stesso fratello coadiutore della Compagnia, maestro dell’illusionismo pittorico e della prospettiva, il secondo.

Il nastro con la scritta In nomine Iesu omne genu flectatur cælestium et terrestrium et infernorum ricorda il soggetto illustrato da tutto l’affresco della volta del Gesù, in cui nella cornice di stucchi una folla di santi e di angeli si affolla intorno al monogramma del nome di Gesù (IHS), punto di massima luce, mentre i dannati precipitano al di qua e al di là della cornice, ove la luce si estenua.

Sulla volta della chiesa di Sant’Ignazio Andrea Pozzo dipinge l’ingresso di Sant’Ignazio in Paradiso. La figure del santo e di Cristo sono nel punto di massimo splendore. Dal costato di Cristo un raggio di luce discende sul santo e da lui sui continenti; è evidente uno specchio ustorio, col monogramma di Cristo, che raccoglie la luce per accendere sulla terra il fuoco della fede: Ignem veni mittere in terram. Lo sfondamento verso il cielo, presente anche nella volta del Gesù, qui è ottenuto con la costruzione pittorica di un secondo tempio, le cui colonne guidano lo sguardo verso l’alto, mostrando come le due realtà siano unite in un graduale continuum, come vuole l’ideologia controriformistica.

Non andrebbero poi dimenticati: la macchina barocca nella cappella di sant’Ignazio della chiesa del Gesù, dovuta alla inventiva di Pozzo, il trompe-l’œil della finta cupola da lui stesso dipinta nella chiesa di sant’Ignazio e, infine, la piazza rococò dovuta a Filippo Raguzzini (1680- 1771).
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