venerdì 19 novembre 2010

Madeleines de Commercy

Con l’autunno sono tornate le madeleines, piccolo dolce di nobili origini e grande tradizione. La loro storia?
Stanislao Leszczyński, re di Polonia in esilio, duca di Lorena, aveva stabilito la sua residenza a Commercy e a Luneville  (con una splendida corte e un’animata vita culturale). Nel 1755 in occasione di una festa data nel 1755 nel castello di Commercy, una delle  inservienti, Madeleine Paulmier, aveva preparato come dessert un dolce tradizionale del luogo (a base di farina, uova, zucchero e burro), dalla forma originale di conchiglia, a cui il re diede il nome di Madeleines de Commercy. Essendo la figlia di Stanislao, Maria Leszczyńska, regina di Francia, moglie di Luigi XV dal 1725, il dolce raggiunse i saloni di Versailles e, in seguito, uno dei pasticceri di Stanislao ne cominciò la produzione commerciale che è, nella sua forma autentica, arrivata fino a noi. Altro momento di notorietà per le madeleines fu quello che esse ebbero in occasione dell’inaugurazione della ferrovia Parigi-Strasburgo (1852) da parte di Napolone III, quando la corte imperiale sostò a Commercy per una colazione, nella quale esse troneggiavano come prodotto tipico del luogo.
Un’altra tradizione lega le madeleines all’origine dei pellegrinaggi a Saint-Jaques-de-Compostelle (intorno al IX sec.), occasione, per una ragazza di nome Madelaine, di offrire al pellegrini questo dolce (modellato nella  conchiglia Saint-Jaques, emblema del pellegrinaggio). I due racconti possono, tuttavia, non essere in contrasto se, come detto, il dolce preparato dalla Paulmier era già nella tradizione del luogo.
Ma la fama delle madelaines è indiscutibilmente connessa alla Recherche proustiana. Marcel, in una famosa pagina del libro, ne parla come esempio della “memoria involontaria”, attivato da «questi dolci corti e paffuti che chiamano Petites madelaines e che sembrano modellati dentro la valva scanalata di una “cappasanta”». Il sapore di una madeleine riporta Proust all’infanzia a Combray: i ricordi di quel tempo sembravano disgregati, niente sopravviveva, «le forme — compresa quella della piccola conchiglia di pasticceria, così grassamente sensuale sotto la sua pieghettatura severa e devota — erano scomparse»; ma ecco che grazie a quel sapore egli, nella coincidenza di passato e presente, si sottrae alla transitorietà del tempo e può intuire l’essenza delle cose. La “resurrezione” di Cambray gli consente così di iniziare «il pellegrinaggio devoto alla ricerca del tempo perduto e della verità, un itinerario che — a differenza di quanto avveniva nel medioevo — non comporta nessuna mortificazione della sensibilità, ma anzi ne esalta il valore. Devoto e sensuale, dunque, un paradosso solo apparente che racchiude in un’estrema condensazione il significato del libro» (dal commento di Alberto Beretta Anguissola a Dalla parte di Swann).
La nostra infanzia povera non ci ha fatto conoscere madeleines da rievocare, ma la più ricca maturità ci fa riandare alle letture proustiane. E non è poco: non aveva, lo stesso Proust, affermato che «la vita finalmente riscoperta e illuminata, la sola vita, dunque, pienamente vissuta, è la letteratura»?


(foto da Wikipedia)

1 commento:

Anonimo ha detto...

...Ora la madeleine,oltre al proustiano tempo perduto,ci farà fantasticare sull'amore timidamente e devotamente sensuale di Stanislao nei confronti di Madeleine Paulmier...
La vita realmente vissuta è una madeleine poeticamente addentata!
Ogni uomo, inoltre, possiede dentro sè un saggio bambino che ha fatto riserva e scorta di madeleines,per poi poterle addentare quando da adulto gli capiterà di dimenticarne il sapore e il gusto fragrante.
La letteratura quando non è masticata e digerita bene,quando non è "esperita" e "vissuta",più che illuminarci diviene solo un pesante ed indigesto pasto.