sabato 17 gennaio 2009

Cenerentole

Charles Perrault (1628-1703; letterato, accademico, collaboratore di Colbert e controllore generale della Sprintendenza delle costruzioni reali) nel 1697 pubblicò l’opera che, più di tutte le altre, lo rese famoso: Les contes de ma mère l’Oye [I racconti di mamma Oca], un libro che conteneva alcune delle fiabe più apprezzate di tutti i tempi: La bella addormentata, Il gatto con gli stivali, Cappuccetto rosso, Cenerentola, etc.

Per quest’ultima in particolare, va ricordato che essa è, come accade per molte altre storie, presente in varie epoche e culture, ricevendo anche numerose interprepazioni strutturalistiche e psicologiche o adattamenti musicali e cinematografici. Ma la storia della fanciulla umiliata nella e dalla sua famiglia che, alla fine, incontra il principe che la redime e ne assicura il trionfo su coloro che la disprezzavano, aveva avuto negli anni in cui scriveva Perrault una incredibile realizzazione storica nella vita di Mme de Mantenon. Françoise d’Aubigné (1635-1719) era nata in carcere dove il padre (truffatore e assassino) scontava una condanna e la madre ne condivideva la prigionia. Seguendo le diverse vicende della disgraziata famiglia, sperimentò la più disperata miseria, l’accattonaggio, l’affidamento alla contessa di Neuillan, presso la quale visse anni da vera Cenerentola, durante i quali imparò molto sugli usi della cosiddetta alta società, formò il suo carattere ed ebbe anche l’opportunità, grazie a un trasferimento a Parigi, di frequentare e sposare, lei sedicenne, l’ormai anziano scrittore satirico e spesso sconcio, dalla ricca verve, Paul Scarron, cinico, con le articolazioni bloccate e inchiodato su una sorta di sedia a rotelle, in condizioni di essere, a suo stesso dire, “una epitome della miseria umana”. Tuttavia, colto e brillante, la sua casa era frequentata da scrittori, nobili, finanzieri: per Françoise fu la via di fuga e l’occasione di cambiare vita. Morto Scaron, la giovane vedova, senza soldi era, tuttavia, ricca di conoscenze e relazioni che la portarono a ricevere prima una pensione da parte della regina madre Anna e poi, evento decisivo, l’incarico di governante dei figli illegittimi che il re Luigi XIV aveva avuti da Mme de Montespan. Entrata in tal modo in relazione col sovrano, percorse una “carriera” che, nominata Marchesa di Maintenon, la portò nel 1683, al matrimonio morganatico, o segreto, con lo stesso Luigi XIV, rimasto vedovo solo pochi mesi prima, per la morte di Marie-Thérèse. Il matrimonio fu sostenuto dal cosiddetto partito dei devolti che vedeva, nella presenza e nell’influenza esercitata dalla marchesa una provvienziale occasione per dare una svolta moralizzatrice alla vita del re e al regno stesso, tanto più che Luigi aveva buone ragioni politiche per mettersi in migliore sintonia con la Chiesa.

La vocazione pedagogica di Mme de Maintenon ebbe un vistoso riconoscimento con la creazione e la direzione a Saint-Cyr, nei pressi di Versailles, di un pensionato femminile — la Maison royale de Saint-Louis — dove sarebbero state gratuitamente accolte le figlie di padri morti al servizio del re e della Francia o le figlie di famiglie nobili, cadute in povertà: era una sorta di pendant dell’Hôtel des Invalides, istituito per ospitare soldati invalidi, esistente ancora oggi. La Maison, inaugurata nel 1686, poteva ospitare 250 ragazze, dai 7 ai 20 anni, ripartite in quattro classi di età (distinte dai colori rosso, verde, giallo, blù del vestiario); quando ne uscivano ricevevano una dote che permetteva loro di sposarsi adeguatamente o di entrare in convento. L’educazione, benché fondata sulla religione, era tuttavia profondamente diversa da quella che si poteva ricevere nei conventi e, proponendosi di formare delle donne libere e consapevoli, sia pure nei limiti consentiti dai costumi dell’epoca, innovava profondamente i metodi di formazione femminile, tanto da divenire modello per vari istituti creati successivamente.

Tra gli insegnamenti figurava il teatro, apprezzato particolarmente da Mme de Maintenon. Verificato che la recita di parte della Iphigénie di Racine aveva provocato troppi turbamenti emotivi nelle ragazze, la direttrice chiese a Racine di scrivere per le educande un dramma che servisse di elogio della virtù. Il dramma fu Esther, che venne rappresentato alla presenza del re e della corte (1689) con un successo mondano enorme che non cancellò ma anzi aumentò le preoccupazioni. Nel 1691 un’altra tragedia di Racine Athalie fu allestita con molta maggiore discrezione e messa in scena senza costumi speciali ma con le uniformi ordinarie dell’istituto.

La Maison si trovò al centro anche di un altro affaire: il quietismo, un movimento della spiritualità del Seicento, presto condannato dalla Chiesa, che attraversò la corte e vide impeganti su fronti opposti Bossuet, pedagogo del Gran Delfino e Fénelon pedagogo del Piccolo. Mme de Maintenon, che aveva ospitato a Saint-Cyr Mme Guyon, personaggio di spicco del movimento e autrice del famoso Metodo breve e semplice di preghiera, fu costretta a rinviarla nel 1694 e, successivamente, a separarsi anche da Fénelon che era uno dei suoi direttori spirituali.

L’istituzione, trasformata in convento, divenne sempre più rigorista e il progetto pedagogico della direttrice ne risultò in gran parte compromesso.

Con la morte del re Luigi XIV (1715) Mme de Maintenon si ritirò a Saint-Cyr ove morì tranquillamente di vecchiaia quattro anni dopo. Sepolta a Saint-Cyr, i suoi resti furono tirati fuori dalla tomba alla Rivoluzione (secondo l’abominevole procedura che non risparmiò le tombe reali, tra cui quella di Luigi XIV) e abbandonati in un cortile; raccolti in una cassa restarono in un magazzino. Ritrovati dopo i bambardamenti del 1945 e trasportati a Versailles furono definitivamente sepolti nella cappella di Saint-Cyr. Come nota la biografa Simone Bertière, anche dopo morta la sposa segreta continuò a “osciller entre deux port d’attache”. Come Cenerentola, bisogna dire che il “primo volume” della biografia di Françoise d’Aubigné racconta una vita più incantata e ricca di sorprendenti cambiamenti di quando divemme Marchesa di Maintenon, con molto potere ma senza la gratificazione di un riconoscimento adeguato.

La Maison royale, scomparsa la coppia reale, continuò la sua vita, pur avendo perso molto del suo splendore e del suo significato, fino al 1793, quando venne soppressa per decreto dell’Assemblea legislativa. Divenne ospedale militare, poi scuola mililitare; i locali subirono l’occupazione da parte della Wermacht e i bombardamenti alleati durante la Seconda guerra mondiale; oggi è sede del Lycée militaire de Saint-Cyr.

Il film Saint-Cyr, della regista Patricia Mazuy (2000), superbamente interpretato da Isabbelle Huppert nel ruolo di Mme de Mantenon, ci offre un’avvincente ricostruzione delle vicende della Maison royale, dalla sua inaugurazione fino alle crisi evidenziatesi in occasione delle recite teatrali. Possiamo incontrarvi Racine (e assistere a qualche frammento delle rappresentazioni delle sue tragedie), Luigi XIV, l’Abbé Gobelin: non è poco!

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