sabato 13 dicembre 2014

Modi di dire (e di pensare)#23/Sull’improprio uso del “piuttosto che...”

Le proposizioni avversative sono quelle che indicano una circostanza o situazione in contrasto con un’altra proposizione “reggente”, es.: «sei uscito mentre dovevi riguardarti». Le avversative sono introdotte da quando, laddove, anziché, etc. e divengono comparative, di solito rappresentate da un infinito, e sono introdotte dall’avverbio “piuttosto”, come quando diciamo: «Quel farmaco lo stava intossicando piuttosto che farlo guarire», «Preferiva andare a piedi piuttosto che prendere un autobus affollato». Quello che è sicuramente scorretto è l’uso di piuttosto con significato disgiuntivo o di alternativa, quindi al posto di “o”, “oppure”, “ovvero”..., uso che va purtroppo dilagando nel linguaggio radio-televisivo e, a cascata, in quello parlato, intendendo addirittura ammantarsi di una forma di rozzo e grossolano snobismo. Innumerevoli gli equivoci che si possono generare. Chi dicesse: «La prossima estate andrò a Londra piuttosto che a Parigi, Praga e Francoforte» vorrà dire che andrà in queste tre città o a Londra invece che...?
Fortunatamente, non sono mancate le reazioni a questo uso scorretto e, a proposito, Ornella Castellani Pollidori, in La Crusca per voi, scriveva: «Mi limiterò qui a un paio d'esempi  fra i tanti che potrei citare: dal settimanale L'Espresso, del 25.5.2001, incipit dell'articolo a p. 35 intit. Il cretino locale (sulla fuga dei cervelli dal nostro Paese): “È stupefacente riscontrare quanti italiani trentenni e quarantenni pòpolino le grandi università americane, piuttosto che gli istituti di ricerca e le industrie ad avanzata tecnologia nella Silicon Valley”; naturalmente questo piuttosto che pretende di surrogare la semplice disgiuntiva, ma il lettore non edotto è portato a chiedersi come mai i giovani studiosi italiani sbarcati negli Stati Uniti snobbino per l'appunto i prestigiosi centri di ricerca della Silicon Valley. E ancora: “... di questo passo, saranno gli omosessuali piuttosto che i poveri piuttosto che i neri piuttosto che gli zingari ad essere perseguitati”: frase pronunciata dal noto (e benemerito) dott. Gino Strada nel corso del Tg3 del 22.1.2002; in questo caso, la prospettiva d'una persecuzione concentrata protervamente sulla prima categoria avrà reso perplesso più di un ascoltatore [...] Immaginiamoci poi che cosa potrà accadere con l'insediarsi dell'anomalo piuttosto che anche nei vari linguaggi scientifici e settoriali in genere, per i quali congruenza e  univocità di lessico sono indispensabili. Gli esempi raccolti nel parlato e nello scritto sono ormai innumerevoli e le schede dei sempre più scoraggiati raccoglitori (è il caso della sottoscritta) si ammucchiano inesorabilmente. Eppure non c'è bisogno di essere dei linguisti per rendersi conto dell'inammissibilità nell'uso dell'italiano d'un piuttosto che in sostituzione della disgiuntiva o. Intendiamoci: se quest'ennesima novità lessicale è da respingere fermamente non è soltanto perché essa è in contrasto con la tradizione grammaticale della nostra lingua e con la storia stessa del sintagma (a partire dalle premesse etimologiche); la ragione più seria sta nel fatto che un  piuttosto che abusivamente equiparato a o può creare ambiguità sostanziali nella comunicazione, può insomma compromettere la funzione fondamentale del linguaggio. [...] Il lancio vero e proprio del nuovo malvezzo lessicale, avvenuto senza dubbio attraverso radiofonia e televisione  (e inizialmente - è da presumere - ad opera di conduttori  settentrionali), sembra potersi datare dalla metà degli anni Novanta. Resta da capire la meccanica del processo che ha portato un modulo dal senso perfettamente chiaro, e rimasto saldo per tanti secoli, come piuttosto che a virare - all'interno di un certo uso dapprima circoscritto e verosimilmente snobistico - fino al significato della comune disgiuntiva. Per azzardare una ricostruzione di quel processo proviamo  a partire da una frase del genere: “Andremo a Vienna in treno o in aereo”. In questo caso le due alternative semplicemente si bilanciano. Se variamo la frase rafforzando il semplice o con l'aggiunta dell'avverbio piuttosto: “Andremo a Vienna in treno o piuttosto in aereo”, chi ci ascolta può cogliere una tendenziale inclinazione per la seconda delle due soluzioni, quella dell'aereo. Sostituiamo a questo punto o piuttosto con piuttosto che: “Andremo a Vienna in treno piuttosto che in aereo”; qui risalta abbastanza nettamente — sempre attraverso la comparazione tra due opzioni — una preferenza per la prima rispetto alla seconda. Dall'analisi delle varianti contestualizzate nelle tre frasi, mi sembra si delinei una possibile spiegazione del piuttosto che semanticamente “deviato” di cui ci stiamo occupando (e preoccupando): in sostanza, può essere il prodotto di una locale, progressiva banalizzazione portata fino alle estreme conseguenze, cioè fino al totale azzeramento della marca di preferenza che storicamente gli compete  (e che nell'italiano corretto continuerà a competergli). Basterà avere un po’ di pazienza: anche la voga di quest’imbarazzante piuttosto che finirà prima o poi col tramontare, come accade fatalmente con la suppellettile di riuso. Segnalo intanto la significativa variatio che mi è capitato di cogliere al volo qualche giorno fa (precisamente, il 17 aprile 2002), nel corso di una trasmissione televisiva che si occupa di alimenti e di buona cucina: un’esperta di gastronomia, chiamata a giudicare tra piatti a base di pesce allestiti in gara da due cuochi, nel sottolineare quanto sia importante anche l'effetto estetico nella presentazione d'una vivanda ha fatto osservare come nei molluschi dalle valve variopinte utilizzati in una delle portate ci fosse “più colore rispetto a una triglia anziché a una sarda” (triglia e sarde essendo i pesci usati nella preparazione di altre due portate). In effetti, una volta appiattito semanticamente piuttosto che fino all'accezione del latino vel, non c'è ragione che non accada la stessa cosa ad anziché (e anche, di questo passo, a invece che, invece di)».

Il linguista Francesco Sabatini ha, anche lui, esortato dai microfoni di Radio 3 alla lotta contro questo errore e, da non perdere, è la divertente invettiva di Carlotta Mazzoncini, su YouTube, contro “L’uso improprio del ‘piuttosto che’” . Saranno sufficienti? Per ora, lo scontro continua...

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