sabato 13 marzo 2010

Religione del futuro#2/Parigi, 5, rue Payenne...

Sull’appassionante tema di una possibile religione del futuro vorrei ricordare le suggestive parole di E. Fromm: «In effetti per coloro che vedono nelle religioni monoteistiche soltanto uno degli stadi dell’evoluzione del genere umano, non è troppo difficile convincersi che una nuova religione si svilupperà entro pochi secoli, una religione che corrisponda allo sviluppo del genere umano; il più importante carattere di questa religione sarebbe quello universalistico che corrisponderebbe all’unificazione dell’umanità che sta oggi verificandosi; esso racchiuderebbe gli insegnamenti umanistici comuni a tutte le grandi religioni dell’Oriente e dell’Occidente; le sue dottrine non contraddirebbero le conoscenze razionali dell’umanità odierna e l’accento sarebbe posto sulla pratica di vita piuttosto che su credenze dottrinarie. Una simile religione creerebbe nuovi rituali e nuove forme artistiche di espessione tali da produrre uno spirito di riverenza per la vita e la solidarietà dell’uomo. Naturalmente la religione non può essere inventata, essa si affermerà con la comparsa di un nuovo grande maestro proprio come ne sono apparsi nei secoli precedenti quando i tempi erano maturi. Nel frattempo quelli che credono in Dio dovrebbero esprimerre la loro fede vivendola; quelli che non credono vivendo i precetti di amore e di giustizia, e rimanendo in attesa» (The Sane Society, 1955; in it. Psicanalisi della società contemporanea). Se occorresse una giustificazione per dire che non si può “inventare” una religione, vorrei ricordare che, nell’Ottocento, A. Comte avvertiva la necessità di trovare un sostituto agli dèi del passato e pensava di averlo trovato nell’dea di Umanità. Nel 1847 proclamò la creazione di una «Religione dell’Umanità», coi suoi riti, calendario e luoghi di culto: a Parigi, in 5, rue Payenne, nel Marais, ne “sopravvive” uno, la Chapelle de l’Humanité (consideratevi fortunati se la troverete aperta!), costruita nel 1903 dai positivisti brasiliani (dopo il tempio inaugurato a Rio de Janeiro nel 1881) in ossequio ai principî della Chiesa positivista (L’Amour pour principe et l’Ordre pour base, le Progrès pour but). Sul significato e il successo di questa iniziativa, di cui pochi hanno memoria, il giudizio può essere lasciato aperto, ma certo non era a cose di questo tipo che pensava Eliade.

1 commento:

Armando Menicacci ha detto...

Che bello, lei anche butta questi legni. E io mi continuo a sentire tartaruga.