venerdì 17 aprile 2009

Mondo fluttuante

Nella storia del Giappone si designa come "Periodo di Edo" (1600 circa-1868) il periodo che va dalla presa del potere di Ieyasu Tokugawa alla restaurazione del potere imperiale (inizio del periodo Meiji). Poiché il periodo è quello dello shogunato del clan Tokugawa è noto anche come "periodo Tokugawa". La sede del governo militare degli shogun era appunto Edo, che poi, quando vi si trasferì l’imperatore, prese il nome di Tokyo o capitale orientale, contrapposta a Kyoto, capitale occidentale, sede della corte imperiale.

Fu un periodo di pace, che vide la progressiva perdita di influenza dell’aristocrazia militare e l’emergere di una nuova classe borghese, urbana e mercantile.

L’arte figurativa del periodo si “democratizzò” nelle sue forme (produzione di stampe: poco costose, riproducibili, facilmente trasportabili, adoperate addirittura come carta da imballaggio; calendari, carte da gioco, etc.) e nei suoi contenuti, rappresentando scene di vita quotidiana, cortigiane, attori di teatro, luoghi celebri. Questa pittura è stata designata col termine Ukiyo-e (e=immagini, ukiyo=mondo fluttuante), termine che fu adoperato per primo dallo scrittore scrittore Asai Ryoi, che intitolò il suo libro Ukiyo Monogatari (Racconti del mondo fluttuante, 1660): “vivere momento per momento, volgersi interamente alla luna, alla neve, ai fiori di ciliegio e alle foglie rosse degli aceri, cantare canzoni, bere sake, consolarsi dimenticando la realtà, non preoccuparsi della miseria che ci sta di fronte, non farsi scoraggiare, essere come una zucca vuota che galleggia sulla corrente dell’acqua: questo io chiamo ukiyo”. Si adoperò questo termine per la rappresentazione di una realtà in cui si sommano impermanenza e vacuità buddhiste, e inconsistenza, frivolezza, bellezze evanescenti, ricerca del piacere immediato e dell’effimero attimo fuggente. È un mondo che passa, "di piaceri temporanei, di teatri e ristoranti, di palestre di lotta libera e di case d’appuntamento, popolato in permanenza di attori, ballerini, cantanti, cantastorie, buffoni, cortigiane, addette ai bagni pubblici e venditori ambulanti, cui si mescolavano depravati figli di ricchi mercanti, dissoluti samurai e giovani traviati" (G. B. Samsom, Japan. A Short Cultural History, 1952). La pittura ukiyo-e fu quella che più di altre fu conosciuta e assimilata dagli artisti occidentali di Ottocento-Novecento.

Tra gli artisti più noti del periodo vanno ricordati Kitagawa Utamaro (1753-1806): donne, attori del kabuki; Katsushiga Hokusai (1760-1849) e Ando Hiroshige (1797-1858): panorami.

A Hiroshige è dedicata una grande e suggestiva mostra alla Fondazione Roma Museo, via del Corso, 320. Nella visita merita attenzione la proiezione di un documentario sulla tecnica (disegno, incisione delle matrici di legno, stampa) che richiede abilità e competenze straordinarie, tecnica che ho visto tuttora impiegata per le riproduzioni attuali (non fotografiche) delle stampe ukiyo-e.

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