mercoledì 10 dicembre 2008

Schermaglie#5/Nick’s Film – Lampi sull’acqua, 1980

Nicholas Ray, regista ribelle, alcolizzato, costretto ad abbandonare la sua carriera, già malato di cancro, era stato scelto da W. Wenders come attore nel film L’amico americano, in cui interpretava il pittore Derwatt che, per vendere i suoi quadri a un prezzo più alto, aveva fatto credere di essere morto. Animato da profonda ammirazione e amicizia per Ray, Wenders vuole venire incontro al desiderio di Nick di fare un nuovo, forse ultimo film, che possa servire a ricostituire una immagine di sé disintissosicato, acuto, per finire con una nuova dignità. Potrebbe essere una sorta di seguito di L’amico americano; Ray ha pensato al titolo Lightning over Water [Lampi sull’acqua] e al soggetto: la ricerca da parte di due amici di un tipo di ginseng speciale che curi il cancro. Il film prevedeva che si sarebbe ripreso lo stesso girare il film, creando un film nel film, in cui entrambi i registi sarebbero apparsi nei loro ruoli, ma anche come attori, diretti ciascuno dall’amico, esperienza del tutto nuova per Wenders. Un presentimento? L’aggravarsi della malattia, infatti, cambia i piani, il film si trasforma a poco a poco, in un documentario sulla morte di Nick che viene ripreso nel suo quotidiano, nelle residue attività didattiche e, soprattutto, nelle sue crescenti sofferenze. Film intimista, home movie o “film di famiglia”, film di amicizia e sull’amicizia, film sul cinema e l’amore per il cinema. Il pretesto del film da girare (un film non fatto che genera un film sul film non fatto) consente a Wenders di offrire a Ray un’opportunità per vivere la sua fine raccontandosi, con la camera che trasforma Ray, attraverso Wenders, in un personaggio di Ray, che narra e si narra anche ormai solo es-ponendo il suo corpo. Ricordo come M. Duras morente, cercasse anche lei la narrazione: “Andiamo a vedere l’orrore, la morte” e “sono sola… ho paura”, e “Va bene, ho trovato le parole”, “bisogna chiudere la pagina”. Quando il decadimento, l’esaurirsi della forza vitale non consentono più di costruire la propria narrazione del vomito o della tosse o dei dolori, un altro diviene il “regista” e narra la storia divenuta indicibile. Il film, unico nel suo genere, ha come epilogo la barca del viaggio alla ricerca del ginseng “miracoloso” ormai barca che trasporta l’urna con le ceneri di Nick in mare aperto: accanto, in primo piano, ancora la camera, strumento “miracoloso” della consapevolezza: dov’è la realtà e dov’è la verità?

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