venerdì 3 ottobre 2008

Sui movimenti neo-buddhisti giapponesi

I più rilevanti tra i nuovi movimenti religiosi buddhisti giapponesi (ormai largamente presenti in Occidente e in Italia) si richiamano tutti alla tradizione di Nichiren, fatto che viene dato quasi come ovvio, ma che, a mio parere, richiederebbe di essere più attentamente studiato. Alcuni percorsi di approfondimento potrebbero essere i seguenti:

·     I movimenti in questione nascono e si affermano in un periodo storico problematico, in cui il Giappone si sente obbligato a riesaminare e ridefinire la propria identità nazionale e il suo ruolo internazionale. La diagnosi dei mali del tempo in Giappone fatta da Nichiren (rischio dell’invasione mongola etc. per l’allontanamento dall’insegnamento del Sutra del Loto) e il suo l’obiettivo della salvezza della nazione e della realizzazione di una terra di Buddha nel mondo presente (v., tra i vari scritti, quello intitolato Rissho Ankoku Ron, Assicurare la pace nel Paese attraverso l’adozione del vero buddhismo) hanno potuto fornire ai nuovi movimenti le basi sia di atteggiamenti nazionalistici sia, nel secondo dopoguerra, di impegni pacifisti e per la difesa dei diritti umani. Forse nessuna delle altre scuole buddhiste tradizionali aveva mostrato così spiccate preoccupazioni politico-sociali e la figura di Nichiren, molto connotata da elementi della cultura nazionale (mai andato in Cina come molti altri maestri e nutrito quasi esclusivamente degli insegnamenti della scuola Tendai) con, d’altra parte, la sua poca rilevanza fuori del Giappone, ha certamente costituito un elemento forte di identità per movimenti sorti senza grandi aspirazioni universalistiche.

·      Il tempo in cui è vissuto Nichiren ha visto, per una esigenza di democrazia, la tendenza a una diffusione del buddhismo dal centro (la corte imperiale) verso la periferia. I movimenti neobuddhisti, con il loro carattere di movimenti di massa, hanno trovato in Nichiren una possibile figura di riferimento molto più popolare e battagliera di altri grandi figure tradizionali per realizzare un analogo tipo di espansione.

·      Nichiren ha operato una drastica semplificazione degli insegnamenti e della pratica buddhisti: Sutra del loto e recitazione del titolo come essenza del Sutra, semplificazione quanto mai adatta a movimenti che si vogliono popolari e di massa (a fronte di elaborazioni critiche  complesse e di pratiche che necessitano di lunga formazione e tempi più ampi). I movimenti neobuddhisti nascono come movimenti di laici, quindi sono per vocazione mahayana e, in particolare, si riferiscono al Sutra del loto che assicura a tutti la possibilità dell’illuminazione.

·      L’ostilità manifestata da Nichren per le scuole tradizionali (il buddhismo dei templi) “autorizzava” una distanza da esse (anche il legame organico della SGK con la componente monastica è stato sciolto negli anni Novanta), favorendo l’affermarsi delle figure indipendenti di fondatori e leader, anche con aspetti di ciò che in Occidente verrebbero definiti di “culto della personalità”: l’identificazione del praticante con il Buddha eterno comporta, infatti, la possibilità di venerare come Buddha del nostro tempo Nichiren o altre figure carismatiche.

3 commenti:

Xinstalker ha detto...

Rieccomi. Vorrei solo aggiungere che la dottrina che vuole Nichiren come espressione del Buddha eterno (o Buddha originario) non possegga affatto una matrice "originaria" di quelle scuole. Non fu certo Nichiren a promuovere tali insegnamenti, e nemmeno Nikko (1246-1333) il discepolo che scontrandosi con l'altro discepolo Niko (1253-1314), finì per causare uno scisma e quindi la fondazione della scuola, radicale, denominata Nichiren Shoshu le cui dottrine sono a fondamento della Soka Gakkai. Ma furono, secondo lo studioso contemporaneo Murano Senchu, Nichiu (1409-1482), nono abate del tempio Taiseki-ji, e suoi successori. Tali dottrine unitamente alla espressa proibizione di venerare la figura del Buddha Shakaymuni «non si posssono far risalire -secondo Murano Senchu- all'influenza di Nikkō», il fondatore della Shoshu. Per me questo fatto spinge ad una riflessione più generale . Cordialità.

Riccardo ha detto...

lasciando aperto il problema della "responsabilità" di questa interpretazione, resta il fatto che essa è possibile e può generare le conseguenze alle quali accennavo

Xinstalker ha detto...

Ah sì certo. Ma quello che mi premeva mettere in evidenza è che l'elaborazione di una dottrina così delicata come l'identificazione (una specie di deificazione?) di Nichiren o di Ikeda con il 'Buddha eterno' del Sutra del Loto (dottrina quella del Buddha eterno che andrebbe indagata ed esplicitata accuratamente), non sia frutto di uno scontro o di una elaborazione dottrinale. Nichiren ha prodotto molti scritti, anche Nikko. Condivisibili, discutibili, peraltro prendono moltissimo spunto dalle dottrine Tendai rielaborandole o interpretandole liberamente. Purtuttavia c'è un 'lavoro' culturale. Questa dottrina Buddha eterno=Leader carismatico di turno, con tutto il rispetto per i credenti e il leader ovviamente, sembra più elaborata a scopi polemici nei confronti dei propri avversari o di aggregazione nei confronti dei propri seguaci. Infatti non mi risulta ci sia un testo, o un autore, che ponga tali riflessioni. E' una dottrina stabilita come evidente e basta. Fatto curioso e certamente innovativo nella cultura buddhista, anche dell'epoca. Sarebbe interessante risalire alle origini di questa dottrina. Dottrina importante perché la 'svalutazione' dello Shakyamuni rispetto alla valutazione del 'Nichiren' pone la domanda quanto queste scuole possano dirsi buddhiste o, piuttosto, nichineriste. Oltre che le osservazioni ben più interessanti e cogenti che tu hai già sottolineato. Solo le mie discutibili osservazioni, cordialità