giovedì 9 gennaio 2014

Schermaglie#33/Narrare la narrazione

Due recenti film, forse non a caso entrambi interpretati dal magnifico Fabrice Luchini, consistenti in una narrazione sul narrare.
In Nella casa [Dans la maison], di F. Ozon (2012), il rapporto tra il professore Germain e il suo allievo Claude in occasione dei temi che questo gli presenta diviene per il ragazzo, di famiglia povera e problematica, la giustificazione che aspettava per insinuarsi nella casa di suo compagno di classe, questa volta di famiglia medio-borghese, di cui subisce l’attrazione, sociale ed erotica nei confronti della madre dell’amico. Compensazioni reciproche e antagoniste tra professore (che non ha avuto figli e si proietta nell’allievo) e allievo (che cerca una famiglia ideale ed edipica in cui inserirsi). Quando, alla fine, i due si ritroveranno, dopo la doppia denudatio: psicologica e sociale di Rapha Artole (il compagno) e del professore (che perde lavoro, moglie e casa), quasi su un piano di parità, le condizioni sono purificate dai vincoli di ruolo e di classe, e il trionfo della letteratura potrà essere pieno e totale: è lì che si colloca la vera vita, quella degli “altri”, inconsapevoli di sé, osservati e narrati, nel racconto che narra e narrando crea la vita che ancora, convenzionalmente, continuiamo a chiamare “reale”.

In Molière in bicicletta [Alceste à bicyclette], di Ph. Le Guay (2013), due amici attori (uno — Serge Tanneur — che si è ritirato avendo rotto col mondo dello spettacolo e col mondo tout court, l’altro — Gauthier Valence — che dopo i successi tv vuole cimentarsi col teatro classico) si ritrovano su un progetto di rappresentare insieme Il misantropo di Molière. L’amore per lo spettacolo, ma anche le incomprensioni e le rivalità tra i due sono presentate e vissute come attualizzazioni dei rapporti tra Alceste e Filinte, nell’intento di mostrarci come la letteratura offra degli eterni archetipi nei quali viviamo e che continuamente “mettiamo in scena”. Alla fine, entrambi si accorgono di aver fatto un passo più lungo della gamba: “l’attore tv” non regge il confronto col classico e “il misantropo” si conferma nella sua decisione di fuggire il mondo: si torna al punto di partenza e le cose si ordinano come le aveva descritte Molière. Per chi volesse, un’occasione per (ri)vedere Le Misanthrope nel DVD dell’edizione della Comédie fraçaise, con il ruolo di Alceste interpretato dal grande Denis Podalydès.

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