sabato 21 dicembre 2013

Pensieri di malattia#9

Nel Salmo 55, 18-19 a proposito dell’invocazione continua del Signore è detto: «Di sera, al mattino, a mezzogiorno gemo e sospiro. Ed Egli ascolta la mia voce; mi salva, mi dà pace da coloro che mi combattono». Vivo l’analogia col miserabile ritmo che l’ammalato osserva, cercando sollievo nella lotta contro microscopici nemici, quando assume le prescritte medicine a orari cadenzati, «di sera, al mattino, a mezzogiorno». Tentativo di rendere liturgia questa sequenza terapeutica...

L’ammalato si sente colpito, ma non ucciso (per usare le parole di S. Paolo), estraniato dal mondo, ma non uscito dal mondo: penosa sospensione. Essere, non-essere; guarigione, peggioramento...


Nella battuta di Ceronetti «Come dice un vecchio medico: “La salute è uno stato precario dell’uomo, che non promette niente di buono”» si cela una profonda verità. La vita di un organismo, infatti, è sempre in un equilibrio instabile e dinamico, cosa che comporta un lavoro costante per mantenere la omeostasi (valori ottimali delle sue condizioni anche al variare di quelle esterne), attraverso meccanismi di autoregolazione; quando tale autoregolazione non è più in grado di svolgere il suo compito si va incontro alla mattia e alla morte. Così stanno le cose e non esiste quindi una salute immobile e perfetta: ma che spreco di esistenza, di tempo, di denaro, di lavoro assistenziale quando ci si ostina a prolungare inutilmente una vita impoverita e dolente! La nostra cultura, con grande inconsapevolezza collettiva rifugge dalla coscienza del funzionamento dei meccanismi biologici e spinge la medicina all’inseguimento di un irraggiungibile sogno di benessere e immortalità, producendo martirî non solo corporeo-esistenziali, ma ormai prevalentemente di natura sociale. Tuttavia, alcune manifestazioni di una diversa mentalità cominciano ad affermarsi e vogliamo credere che il futuro potrà essere meno superstizioso e dogmatico.

Se non dovessi confrontarmi con l’oggettività di sintomi e dati di laboratorio potrei pensare che la malattia che sto vivendo sia solo una maligna invenzione masochistica o un sogno dal quale mi risveglierò. In realtà, ecco un duro confronto con la trascendenza di un corpo ostile, parte del mondo che non risponde alle nostre domande, l’assurdo...

Il peggiore “dono” che la malattia offre è quello di far scadere a una immediatezza degradata la nostra coscienza (regressione narcisistica) fino a oscurare il compito fondamentale di essere coscienza del mondo. Tra le precondizioni della pratica era per questo sempre sottolineata dagli antichi Maestri quella di trovarsi in buono stato di salute.


Salute, malattia, cura, medicina, sanità: attenzione ai falsi sinonimi; quanti impliciti da spiegare, chiarire, svelare!

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