lunedì 9 settembre 2013

Pensieri di malattia#6


All’inizio di questa lunga malattia, sogno (forse sulla base della mia costante e sofferta consapevolezza che l’inizio e la fine delle nostre vite non possiamo raccontarle in prima persona) di trovarmi con addetti di una agenzia di pompe funebri che mi illustarno il loro stile di presentazione all’interessato del “come sarà”, con foto sul letto di morte e nella bara. Vivo il tutto con calma e una certa soddisfazione del desiderio di poter in qualche modo partecipare da vivo al grande invivibile evento. 
Successivamente, ho avuto casualmente (da TV e giornali) occasione di verificare che il contenuto del mio sogno non era poi tanto originale. Ad es., la “divina” Sarah Bernhardt aveva un sarcofago in cui riposava regolarmente, ricoperta di rose. Anzi, fattasi fotografare in quella posa dal celebre Nadar ne realizzò cartoline postali e foto che mise in vendita.
Carlo V decise di organizzare i propri funerali disteso sul catafalco, partecipando alla cerimonia, perfino cantando le litanie dei defunti: ne ebbe “il premio” di morire effettivamente dopo poco.
Al contrario, non sono mancati i casi come quello di Coco Chanel che, volendo che il suo cadavere non fosse visto da nessuno, morta si fece truccare da viva per farsi trasportare e seppellire in Svizzera.

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