venerdì 23 agosto 2013

pensieri di malattia#5


Libri, deposito di sapienza, veicoli di salvezza, messaggeri di Altro: quanto doloroso doverli abbandonare. Era il cruccio anche del cardinale Mazzarino (la cui biblioteca divenne poi la Biblioteca dell’Institut de France, cioè il complesso delle Accademie). Ma a volte, guardandoli, mi sento guardato e sento il loro rimprovero: averli portati e raccolti qui e non averli più e più frequentati, amati, assorbiti... Potrò essere perdonato?

I riferimenti si sgretolano, le attrattive scompaiono, questa la vera infelicità senza desideri. Il corpo sembra sapere come preparare la sua ars moriendi che la coscienza ha tanto (forse inutilmente) faticato a costruire.

il comodino del malato: fazzoletti, lampada, occhiali, un bicchiere, termometro. L'immediato che definisce l'ammalato: orrore...

Impegno a rimanere con voi/tra noi, continuando a cercare di sottrarre all’oscurità frammenti di consapevolezza (di valore), schegge  di coscienza transpersonale...

Prospettive. La malattia e/o il pensiero della fine della vita, col forzato diminuire delle attività e degli impegni, creano un tempo più poroso e riflessivo, quasi monastico anche per chi era giustamente immerso nell’incalzare del samsara. Viene favorita una visione meno puntuale, circoscritta, impegnata nel presente, una visione prospettica che non dovrebbe mai essere dimenticata, ma è, al solito, difficile da attualizzare nel quotidiano. Una visione che colloca il succedersi degli eventi nel più ampio percorso di una biografia, all’interno della quale essi vengono “relativizzati” (messi in relazione) e possono assumere un significato più ricco e più vero nel loro svolgersi e passare. Allargando ancora la visuale, le vicende individuali vanno quasi spontaneamente a collocarsi nel più ampio quadro della vicenda che coinvolge le relazioni che incontriamo, alimentiamo, intrecciamo. Anche queste passeranno, pensiamo a tutte le storie “dimenticate” del passato, anche recente, alle vite delle persone ormai scomparse e “dimenticate”: ma storie e persone che sono state reali e attive nel loro tempo e che hanno così alimentato quella coscienza transpersonale che vive attraverso e al di là delle singole storie: dimenticate, ignorate, ma redente. Con che nuovo rispetto e diversa tenerezza possiamo ora guardarle, o anche solo immaginarle, e apprezzarle! 

1 commento:

tyu ha detto...


Se sono stati amati ed assorbiti fanno parte di chi li ha letti, e non credo possano portare rancore. Quale migliore premio per un autore sapere che il proprio lavoro è stato amato da qualcuno?