domenica 11 agosto 2013

Pensieri di malattia#3



Il mondo animale è, nella visione buddhista della realtà, uno dei più bassi. Vi abitano esseri dalla consapevolezza elementare, agitati da impulsi ossessivi, spinti da bisogni incontrollabili. In questo periodo di sofferenza la descrizione mi appare particolarmente convincente e mi fa provare compassione e insieme fastidio per queste sfortunate creature, che sento simili a esseri umani ammalati, in preda ad allucinazioni, con vigilanza ai più bassi livelli.

Fluire con la malattia, osservarla con curiosità, non chiedendo nulla e non temendo più nulla. Giusto. Ma il corpo soffre e ha paura, l’ego giudica la miseria attuale a fronte della vita piena: si ingaggia una lotta che prende il centro dell’attenzione e compromette l’osservazione silente e non giudicante. Perpetuo ricominciare.

Di fronte all'accudimento di cui sono oggetto in questa malattia soffro contrastanti vissuti di ammirazione, umiliazione, comparazione. Ammirazione per la pazienza, l’amorevolezza, l’instancabile sollecitudine; umiliazione per la dipendenza, non autosufficienza, impossibiltà di restituzione; comparazione pensando al mio egoismo  confrontato a tanta realtà di generosa donazione.

La protagonista del romanzo giapponese Moshi moshi di Banana Yoshimoto osservando un signore mangiare nel ristorante in cui lei serviva dice: «Come potrei trovare le parole per descrivere quanto fosse bello vederlo mangiare? Era un po’ come assistere alla cerimonia del tè. Ogni movimento si legava al precedente senza la minima forzatura. Né troppo veloce né troppo lento. Ma con entusiasmo». Nel mangiare di un ammalato mi pare ci sia sempre, invece, qualcosa di vile e di repellente. Forse anche per questo un re aveva detto: «Les rois ne sont pas malades: ils meurent».

2 commenti:

Caterina ha detto...

Ciao Riccardo,
mi rattrista la sofferenza che stai vivendo... mi rattrista non averti mai incontrato personalmente, ma solamente sfiorato attraverso questo blog.
Mi entusiasma il tuo percorso di vita da scienziato dell'anima umana...il tuo passaggio dalla ricerca di ciò che è visibile alla ricerca e scoperta di ciò che resta invisibile agli occhi,ma non allo spirito.
Ho ammirazione per la tua forza d'animo,per quel tuo sguardo compassionevole che non rifugge nel descrivere quelle ombre,quegli umani "bassifondi"che preferiremo non esistessero...
Ho pochissima esperienza di meditazione, ma vorrei poter avere l'onore di meditare in questo momento per te e mi piacerebbe molto se tu potessi indicarmene una.Nel frattempo brindo alla tua vita piena e ti abbraccio con il cuore, Caterina.

Riccardo ha detto...

Cara Caterina, grazie della tua comprensione e vicinanza spirituale. Nel sito web nella sezione pratica ci sono indicazioni sulla meditazione Tendai dove potrai trovare, spero, quello che cerchi. Molto cordialmente, RV