venerdì 20 luglio 2012

Se un albero cade nel bosco...


Perché lEssere possa dirsi veramente esistente (cioè differente dal Nulla) è necessario che sia Vacuità non solo rovesciata in molteplicità, ma anche (e soprattutto) rovesciata in molteplicità cosciente. Come rispondendo alla domanda del detto cinese: «Se un albero cade nel bosco e nessuno è là ad ascoltarlo fa rumore?», Jung affermava: «Il mondo può esistere a due condizioni: essere, ed essere conosciuto» (Opere, XVI, p. 100), e: «Buddha intuì e intese la dignità cosmogonica della coscienza umana; per questa ragione vide chiaramente che se un uomo riesce a estinguere la luce della coscienza il mondo cade nel nulla» (Jung, Ricordi, sogni, riflessioni, cit., p. 332 s.).
L’Essere, dunque, esiste e si sa mentre il non-Essere non esiste e non si sa. Che esistenza e coscienza siano un valore è certamente un postulato, assunto quasi universalmente, anche se non vanno dimenticati quanti hanno manifestato il loro disaccordo sul postulato: tra essi, oltre ai grandi “pessimisti” (Leopardi, Schopenhauer, Dostojevski, Cioran…), possiamo ricordare pensatori nihilisti “sistematici” (negatori dell’Essere, si badi, non dal punto di vista ontologico — negazione-affermazione che porterebbe alla nietzschiana contraddizione del Cogito ergo est — ma da quello del suo valore) come furono, ad es., K. R. Eduard von Hartmann (1842-1906), che ha sostenuto la perfezione del non-Essere e propugnato uno sforzo collettivo verso la non-esistenza del mondo e la quiescenza cosmica, o Egesia di Cirene (III secolo a.C.), detto “persuasore di morte” per aver spinto al suicidio diversi tra i suoi discepoli, secondo il quale, essendo i piaceri della vita pochi e molti i dolori, la morte sarebbe da considerare come il vero piacere. Attualizzazione, dunque, di quanto con Teognide (vv. 425 ss.: «Tra tutte le cose per gli uomini la migliore è non nascere e non vedere la luce violenta del sole, e per chi è nato varcare al più presto le porte dell’Ade»), Sofocle (Edipo a Colono, vv. 1224 ss.: «Non essere nati vince ogni guadagno; ma una volta venuti alla luce, tornare presto là donde si venne è senz’altro il rimedio migliore») e altri il cosiddetto pessimismo greco arcaico aveva già sentenziato.
È, comunque, da quel postulato che scaturiscono la dignità e i possibili compiti dellUomo, espressione della Realtà Ultima e partner del Dharma/di Dio nel processo della creazione”, sostegno (ricordando che Dharma, dalla radice dhr, è proprio sostenere) di un mondo consapevole e aperto”, offerto alla sua azione e al suo coraggio: la Vacuità, proprio perché vuota, cerca perennemente espressione e determinazione; il mondo e la sua storia non sono conclusi, e la Vita, come realtà aperta”, è sempre in attesa di unazione creativa, prosecuzione della creatività e dellespansione del Dharma eterno.

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