Non eadem est aetas, non
mens/L’età non è più quella, e l’animo neppure
Inizio d’anno, tempo di
calendari, lunari, almanacchi [dall’arabo al-manākh, termine col quale si indicavano tavole astronomiche]. Gli almanacchi erano
anche degli annuari, volumi con quali enti o case editrici pubblicavano, in
tempi in cui i canali di comunicazione non erano quelli di oggi, statistiche,
resoconti, bilanci. Chi ha la mia età forse ricorda l’americano The People’s Almanac (con sezioni sulle
nazioni, stranezze, sopravvissuti, etc.), il tenero Almanacco delle famiglie della Sonzogno (con ricette di cucina,
morte di personaggi storici, racconti, etc.), i più recenti Almanacco italiano della Giunti e l’Almanacco letterario Bompiani: da “consumare” vicino ai focolari di campagna o in salotto, pensando all’anno
trascorso e immaginando quello che il nuovo avrebbe apportato.
L’usanza non sfuggì a Leopardi che dedicò una delle sue Operette morali al Dialogo di un venditore d’almanacchi e di un passeggere. In essa i
due si soffermano sugli anni trascorsi, nei quali si è sperimentato più male
che bene e che quindi che non si vorrebbe tornare a rivivere come,
ingenuamente, tutti di primo acchito affermano di desiderare cedendo alla
nostalgia. Meglio puntare sul futuro, che essendo ignoto, si può “sperare” sia
migliore e su questa ignoranza fondare la volontà di vivere ancora. Così il
passeggere prima confonde, poi conforta e giustifica il venditore, spacciatore
di illusioni attraverso gli almanacchi nuovi. Ed è quello che anche noi
facciamo con l’invio degli “auguri” che di anno in anno inutilmente ripetiamo,
credendo sempre meno di poter auspicare un futuro migliore, ma per testimoniare
piuttosto che non ci siamo dimenticati di chi è lontano e rassicurare del
nostro affetto chi è vicino.
Scriveva il Leopardi:
Passeggere. Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è
segno che il caso, fino a tutto quest'anno, ha trattato tutti male. E si vede
chiaro che ciascuno è d'opinione che sia stato più o di più peso il male che
gli è toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto
il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch’è una
cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la
vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene
voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?
Venditore. Speriamo.