Non eadem est
aetas, non mens/L’età non è più quella, e l’animo neppure
Protetti all’interno di spazi verdi o affacciati
direttamente sulla via, gli edifici spesso non si accontentano di presentarsi
con la loro semplice presenza volumetrica, ma si arricchiscono di decorazioni,
figure umane (cariatidi di vario tipo, ma più spesso femminili), animali, messaggi
scritti. Con questi, collocati in cornicioni, lapidi, nicchie, il costruttore o
il proprietario cercano di comunicare al futuro abitante o a chi osserva la
casa dal di fuori un messaggio esortativo, un ammonimento, un ricordo di
avvenimenti passati.
Tutto ciò accedeva prevalentemente in passato e in
particolare nell’edilizia di fine Ottocento o inizi del Novecento, nella
fioritura Liberty, ma non bisogna dimenticare che, nei regimi totalitari, gli
edifici erano e sono ancora, utilizzati come “sostegni” di parole d’ordine,
messaggi del Capo, ordini di marcia o, nei paesi capitalistici, di messaggi
pubblicitari. Oggi, col vetro-alluminio “pulito”, impenetrabile, a specchio,
non disposto a rivelare lo spirito interno (inesistente? smarrito?)
dell’edificio, i messaggi che ci invitavano ad avere un tempo meno affrettato e
più riflessivo, non sembrano più compatibili: leggendoli, si realizza, infatti,
un momento di pausa nell’andare, nei rari casi in cui ormai si cammina a piedi,
spesso distratto e trascurato. Cominciamo, dunque, a dare loro un po’ più di attenzione,
partendo dai più vicini, poi chissà...
°°°
Adatta per iniziare è l’iscrizione che troviamo nel palazzo
di via Chiana (fiume dell’omonima valle toscana), angolo via Reno (fiume
dell’Emilia-Romagna), che reca la più semplice, ma non la più facile da
praticare, dichiarazione di accogliente disponibilità: Ianua sinceris numquan claudor amicis/Mai chiuderò la porta agli
amici sinceri, che ci rinvia anche al titolo dell’ultimo libro di papa
Bergoglio, La mia porta è sempre aperta.
(foto RV)
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