Nel Salmo 55,
18-19 a proposito dell’invocazione continua del Signore è detto: «Di sera, al
mattino, a mezzogiorno gemo e sospiro. Ed Egli ascolta la mia voce; mi salva,
mi dà pace da coloro che mi combattono». Vivo l’analogia col miserabile ritmo
che l’ammalato osserva, cercando sollievo nella lotta contro microscopici
nemici, quando assume le prescritte medicine a orari cadenzati, «di sera, al
mattino, a mezzogiorno». Tentativo di rendere liturgia questa sequenza
terapeutica...
L’ammalato si
sente colpito, ma non ucciso (per usare le parole di S. Paolo), estraniato dal mondo,
ma non uscito dal mondo: penosa sospensione. Essere, non-essere; guarigione, peggioramento...
Nella battuta di
Ceronetti «Come dice un vecchio medico: “La salute è uno stato precario
dell’uomo, che non promette niente di buono”» si cela una profonda verità. La
vita di un organismo, infatti, è sempre in un equilibrio instabile e dinamico, cosa
che comporta un lavoro costante per mantenere la omeostasi (valori ottimali delle
sue condizioni anche al variare di quelle esterne), attraverso meccanismi di
autoregolazione; quando tale autoregolazione non è più in grado di svolgere il
suo compito si va incontro alla mattia e alla morte. Così stanno le cose e non
esiste quindi una salute immobile e perfetta: ma che spreco di esistenza, di
tempo, di denaro, di lavoro assistenziale quando ci si ostina a prolungare inutilmente
una vita impoverita e dolente! La nostra cultura, con grande inconsapevolezza collettiva
rifugge dalla coscienza del funzionamento dei meccanismi biologici e spinge la
medicina all’inseguimento di un irraggiungibile sogno di benessere e immortalità,
producendo martirî non solo corporeo-esistenziali, ma ormai prevalentemente di
natura sociale. Tuttavia, alcune manifestazioni di una diversa mentalità
cominciano ad affermarsi e vogliamo credere che il futuro potrà essere meno
superstizioso e dogmatico.
Se non dovessi
confrontarmi con l’oggettività di sintomi e dati di laboratorio potrei pensare
che la malattia che sto vivendo sia solo una maligna invenzione masochistica o
un sogno dal quale mi risveglierò. In realtà, ecco un duro confronto con la trascendenza
di un corpo ostile, parte del mondo che non risponde alle nostre domande, l’assurdo...
Il peggiore “dono” che
la malattia offre è quello di far scadere a una immediatezza degradata la
nostra coscienza (regressione narcisistica) fino a oscurare il compito
fondamentale di essere coscienza del mondo. Tra le precondizioni della pratica era
per questo sempre sottolineata dagli antichi Maestri quella di trovarsi in
buono stato di salute.
Salute, malattia,
cura, medicina, sanità: attenzione ai falsi sinonimi; quanti impliciti da
spiegare, chiarire, svelare!
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