Torna la febbre: sensibilità ovattata,
attutita, si direbbe anche protetta. Il tempo passa per suo conto, ma non è la
noia (ricordo adolescenziale) che presuppone, invece, una coscienza vigile del
vuoto di contenuti.
L’inappetenza rende i due
pasti principali una sorta di sfida, punizione, obbligo. E il disgusto si
estende anche alle immagini di cibi, cucine, cuochi, ormai sempre più invadenti
e numerose che vengono dalla TV: insopportabili!
La vita si riduce, si
allontana, si impoverisce: ci si ritrova a mendicare alla finestra (Pirandello)
qualcosa della vita degli altri. E il minimo gesto mi costa uno sforzo immenso, e di questi
sforzi si compone ormai la mia esistenza (Memorie
di Adriano).
La casa si restringe sempre
più al limitato spazio circostante i movimenti di chi è ammalato: il piccolo
intorno di un letto, di una poltrona... Il resto diviene sempre più estraneo e,
a volte, perfino ostile.
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