Non eadem est aetas, non mens/L’età non
è più quella, e l’animo neppure
Ancora una volta una persona, se ne parla quando chi muore richiama l’attenzione
dei media, è costretta, perché stanca di vivere in modo che non ritiene più
adeguato, a porre fine alla propria esistenza in maniera umiliante, inelegante
e impudica gettandosi nel vuoto.
La mancanza di rispetto del diritto di morire con dignità viene giustificata
con una doppia impostura: quella che afferma che la vita è proprietà di Dio e
quella che intona il solito ritornello della vecchiaia piena di soddisfazioni,
nella menzogna che nega la realtà di un’età piena di perdite, limitazioni e
frustrazioni.
La retorica misericordiosa venuta di moda col papa Francesco e il suo dichiarato
proposito di misurarsi con la modernità avrebbe un’ottima occasione di esercitarsi
nel riconoscere a ciascuno il diritto di gestire in autonomia i modi della fine
di vita, senza imporre a nessuno le opzioni di una minoranza. Ma passare dalla
misericordia dichiarata a quella agita è un percorso che richiede ben più che
chiacchiere lacrimose...
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