Non eadem est aetas, non mens/L’età non
è più quella, e l’animo neppure
Sotto
l’ombrello (reale, immaginario, sperato?) di papa Francesco sta tornando in
questi giorni a farsi sentire la teologia della liberazione, duramente
condannata negli anni passati. Leonardo Boff, che ne è stato uno dei più noti
esponenti, ha scritto una sorta di piccolo catechismo per cristiani e
non-cristiani (Al cuore del
cristianesimo, Emi), in cui espone la sua personale visione del
cristianesimo. Lo ringraziamo, ma leggendo queste pagine di anticipazione non si
può dire che ci troviamo di fronte a un miracolo di chiarezza e la sua
filosofia della storia fa addirittura rimpiangere le analisi del più ortodosso e
stagionato marxismo.
Che cos'è il cristianesimo?
Non è il Cristo continuato. È un'altra realtà, che però non
può essere compresa senza il Cristo. Il primo, Cristo, è il Mistero del Figlio
incarnato. Il secondo, il cristianesimo, è un avvenimento storico aperto e
ancora in costruzione, fondato sul regno di Dio che non è ancora giunto in
pienezza, reso possibile dal fallimento della croce e dalla vittoria che ne fu
una realizzazione parziale, la risurrezione di Gesù. Che ne sarà del
cristianesimo? Sarà quello che gli è concesso di realizzare nella storia,
ispirandosi all'opera di Gesù e congiungendosi con la storia dei popoli.
Entrambi, Gesù e la storia, hanno in
comune il fatto di essere affermazioni progressive del processo
dell'evoluzione. Cristo come autocomunicazione del Figlio del Padre a un uomo
concreto, Gesù di Nazaret; e nello stesso tempo totale apertura di quell'uomo
concreto, Gesù, al Figlio del Padre.
Egli è il sacramento dell'incontro. In
lui i due movimenti si intrecciarono: l'interiorizzazione e
l'esteriorizzazione, il movimento ascendente e quello discendente. In questo
senso, Gesù è l'anticipo seminale del quadro ultimo dell'umanità e
dell'universo, assunti e interiorizzati dallo Spirito Santo, dal Figlio e dal
Padre, e introdotti nel Regno della Trinità; ma questo è stato possibile solo
perché prima il Figlio è entrato e si è esteriorizzato nel mondo per azione
dello Spirito sotto l'egida del Padre, facendo sua la Nostra umanità.
Concentriamoci per un attimo su Gesù: egli rappresenta una gloria per Dio e un
onore per noi e per tutto l'universo, ma è anche portatore di una tragedia che
è la crux theologorum. Venne respinto
e inchiodato su una croce. Tale destino fu la conseguenza di ciò che egli disse
e fece, e che risultava inaccettabile per gli schemi politici e religiosi del
tempo. Gesù non cercò la morte, né essa fu desiderata dal Padre.
Gesù voleva vivere e si aspettava la realizzazione del suo sogno,
il Regno. Ciò che il Padre voleva non era la morte del Figlio, perché Dio non è
crudele, ma la sua fedeltà, che poteva comportare la morte violenta. Tra
lacrime, angosce e grida di disperazione, Gesù mantenne fino alla fine la
fedeltà a sé stesso, al sogno, agli uomini e donne umiliati e offesi e al
Padre.
Pur amando la vita, dovette consegnarla e accettare la
morte, caratterizzata come un'esecuzione giudiziale. In questo Gesù non fallì
perché in nessun momento venne meno la sua fedeltà. La sua proposta fallì storicamente,
perché venne rifiutata. La risposta alla sua fedeltà fu la resurrezione, da
intendere come realizzazione seminale, incoativa e inaugurale del suo sogno: il
regno di Dio.
È un sogno che continua ad essere sogno, ma con un segno anticipatore
che è la risurrezione personale di Gesù. Poiché Gesù non è solo, ma è sempre
legato alla sua comunità e all'intero universo, la sua risurrezione non è ancora
completa. Gesù risorto ha ancora un futuro in cui tutti e l'intero cosmo
parteciperanno alla sua risurrezione e saranno anch'essi risuscitati. I Vangeli
accennano a un simile sviluppo dicendo che stiamo in cammino verso la Galilea,
dove il risorto si mostrerà nuovamente. […] L'azione delle energie cristiche di
interiorizzazione ed esteriorizzazione continua a svolgersi nella storia. Tutto
ciò, sicuramente, è sfuggito alla coscienza possibile del Gesù storico,
artigiano e contadino. Non importa. È stato Dio che, attraverso di lui, ha
suscitato questa affermazione progressiva nella nostra storia cosmica, terrena
e umana. Il cristianesimo ha senso solo se mantiene viva la coscienza di essere
una realtà emergente che si basa sulla presenza del Figlio del Padre in mezzo a
noi, nella forza dello Spirito e nell'azione permanente operata dal Padre.
Acquista rilevanza nella misura in cui non lascia svanire il sogno di Gesù,
conserva la memoria delle sue verba et facta,
delle sue gesta gloriose e tragiche, cerca di concretizzare il suo sogno nei
beni chiamati “del Regno” […]
(dal Sole 24 ore,
8 sett. 2013)