Ho sempre
pensato che nelle nostre case piccolo-boghesi di professori, felicità fosse, con le imposte socchiuse a protezione dal calore estivo e con l’accompagnamento del
canto delle cicale in lontananza, stare in silenzio a leggere Orazio. Ma anche
questa non è una felicità semplice e richiede tante pre-condizioni che avevo
sottovalutato.
Ancora
sull’alimentazione degli ammalati e degli anziani. Come racconta con tenera amicizia Ludovica Ripa
di Meana, perfino uno dei più grandi scrittori del Novecento italiano, vicino
alla morte, le appariva in tutta la sua oscena miseria, con «la bocca
semiaperta. Intorno al viso un tovagliolo con qualche macchia di sugo e di
uovo, gli occhi aperti a metà: biascica spaghetti e piange. Clown desolato,
inondato di luce».
Stupore che le
funzioni somatiche si svolgano nella loro autonomia senza aspettare ordini che io
non dò: le unghie e i capelli crescono, i reni e altri organi funzionano anche in
questo corpo ormai così poco controllabile. Avevo provato uno stupore simile,
in quel caso non per tempo ma per luogo, trovandomi in Paesi lontani, quando
tutto lo stile di vita, l’alimentazione, etc. erano difformi dall’ordinario
domestico: anche lì il corpo conservava una sua condotta autonoma, noncurante
dei cambiamenti di luogo.
Attraversare la
città, sia pure per brevi necessità, mi dà una vertigine di disagio, sempre sul
tema chi ha “attraversato il fiume” non può tornare impunemente nel mondo
ordinario, in cui si muovono esseri umani ignari di quanto sta in agguato alle
loro spalle. Possibile avvertirli?
1 commento:
Possibile forse inutile. Le religioni ci insegnano come condurre un'esistenza vicina al divino, ma quanti sono attenti?
Mi sembra che "il problema non è nelle stelle, ma in noi stessi", anche avvertiti non cambieremmo.
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