venerdì 21 settembre 2012

Schermaglie#25/Monsieur Lazhar


Una maestra che si suicida e alcuni bambini che la vedono ancora impiccata nell’aula dove fanno lezione: una profonda ferita nella maggior parte di loro, sensi di colpa, interrogazioni silenziose sulla vita degli adulti.
L’elaborazione del lutto mette al lavoro preside, insegnanti, psicologi, ma forse quello che dà un vero aiuto a risolvere la situazione è l’arrivo, come supplente, di Monsieur Lazhar, un “rifugiato” in Canada dall’Algeria. Lazhar ha perso tutta la sua famiglia in uno dei tanti attentati che si verificavano/si verificano nel suo Paese; è fuggito e ora le ferite che ha subito, la solitudine, il timore dell’espulsione lo mettono in condizione di costruire un vero rapporto con gli alunni, nonostante i vincoli dati dai nuovi tabù pedagogici (pedofilia, rispetto dei diritti e della privacy che impongono di trattarli quasi “come scorie radioattive”). Sulla base della reciproca fiducia è possibile così affrontare senza rimozioni anche il tema della morte e della precarietà della condizione umana, superando — almeno per frammenti — gli ostacoli posti dalla rigidità della scuola e delle famiglie alla comunicazione e all’educazione affettiva. Un abbraccio vale a volte molto più di un discorso, ma in quali circostanze può essere permesso?
Tutto questo in un film (del canadese Philippe Falardeau, 2011), se non straordinario certamente non-ordinario, che sa essere insieme drammatico e lieve, ben condotto e recitato in modo eccellente.

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