Michel Houellebecq (come sempre provocatorio e dissacrante) è perentorio: “Jacques Prévert è un c…. Jacques Prévert è qualcuno di cui si imparano le poesie a scuola. Ne risulta che amava i fiori, gli uccelli, i quartieri della vecchia Parigi ecc. Gli pareva che l' amore sbocciasse in un' atmosfera di libertà; più generalmente, era piuttosto per la libertà. Portava un berretto e fumava delle Gauloises; lo si confonde talvolta con Jean Gabin; del resto è stato lui a scrivere la sceneggiatura di Porto delle nebbie, di Mentre Parigi dorme ecc. Ha scritto anche la sceneggiatura di Amanti perduti, considerato il suo capolavoro… L' intelligenza non aiuta affatto a scrivere belle poesie; essa può tuttavia evitare di scriverne di brutte. Se Jacques Prévert è un cattivo poeta è soprattutto perché la sua visione del mondo è piatta, superficiale e falsa. Era già falsa ai suoi tempi; oggi la sua nullità appare lampante, al punto che l' intera opera sembra lo sviluppo di un gigantesco luogo comune. Sul piano filosofico e politico, Jacques Prévert è innanzitutto un libertario; cioè, fondamentalmente, un imbecille”. È vero: ci siamo commossi su Barbara, Cet amour e Les feuilles mortes (il che non è poco!), ma non toccateci le sceneggiature di quei film di una stagione d’oro del cinema francese, quella del cosiddetto “realismo poetico” che senza Prévert non ci sarebbe stata. Sue sono, infatti, le sceneggiature di Il delitto del signor Lange (regìa di Renoir), Jenny, Drôle de drame (Lo strano dramma del dottor Molineaux), Le quai des brumes (Il porto delle nebbie), Hôtel du Nord (Albergo Nord), Le jour se lève (Alba tragica), Les visiteur du soir (L’amore e il diavolo), Les enfants du paradis (Amanti perduti), Les portes de la nuit (Mentre Parigi dorme), etc. (tutti per /con Carné). Sappiamo: i temi del destino, della solitudine, dell’amore impossibile, ma in questi tempi cupi rivedere Drôle de drame è una vera consolazione e non possiamo non essere grati al tandem Carné-Prévert per i film che ci hanno regalato. Del 1937, Drôle de drame (il titolo venne da una battuta di commento del soggetto: “Che strana storia!” = Drôle de drame) è un capolavoro di umorismo, di freschezza e di eleganza in cui vaudeville francese, humour inglese e burlesque americano sono fusi insieme, in una scintillante sequenza di imprevisti “catastrofici” derivanti da una ingenua bugia. È un susseguirsi di battute, aforismi, proverbi, una sorta di pièce teatrale (amava il teatro Carné e al teatro è dedicato il suo capolavoro Les enfants du paradis) in cui gli interpreti Michel Simon, Louis Jouvet, Jean-Louis Barrault (quasi tre stili teatrali: clown, boulevard, mimo), ancora agli inizi, sono infaticabili, perfetti, indimenticabili. Troppo innovativo per il tempo in cui fu creato, all’uscita il film non ebbe successo, ma con gli anni, prima attraverso i circoli del cinema, poi attraverso i DVD ha ormai ricevuto il suo status di “oevres culte”. Il coté politico-sociale ha contribuito, nel dopoguerra, a farlo riscoprire e apprezzare da una certa critica “orientata”, ma la satira non risparmia nessuno: preti, giornalisti, poliziotti, personaggi “per bene” e miserabili, tutti con qualcosa da nascondere e dissimulare, identità da perdere e, infine, da riguadagnare. Una battuta, un po’ misteriosa (veniva da un aneddoto riguardante Toulouse-Lautrec e raccolto da Carné-Prévert), preludio all’intrigarsi della trama e allusione alla stranezza di tutto l’insieme, pronunciata da Monsignor Soper (L. Jouvet): “…Bizarre, bizarre…”, è quella più ricordata ed è ormai il simbolo del film: forse perché così è la vita!
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