Vitruvio ne riporta l’origine alle donne di Caria, città che, alleatasi coi persiani, sconfitti da Atene, vide gli uomini trucidati e le donne rese schiave; in ricordo di questa “punizione”, l’architettura le avrebbe adoperate come motivo ornamentale. Pausania, invece, nella sua “guida” della Laconia, parla del santuario di Artemide Cariatide, in Caria, città della Laconia. Caria, figlia del re, era stata trasformata in un albero di noce, in gr. kàryon, per non aver amato Dioniso e in Caria era sorto un tempio dedicato ad Artemide. “Qui le vergini spartane eseguono danze annuali e ripetono, secondo la tradizione, un ballo locale”. Poiché sembra danzassero portando sulla testa cesti di fiori e frutti, questi potrebbero essere diventati “facilmente” capitelli. Le più famose sono certamente le cariatidi dell’Eretteo (culto dell’eroe Eretteo o Erechthèus) ad Atene, opera di Alkamenes, allievo di Fidia. Qualunque sia l’origine, resta che le cariatidi in architettura sono state una geniale invenzione, omaggio alla bellezza femminile, che ha reso leggeri, animati e seduttivi colonne e sostegni.
Non potevano mancare i corrispondenti maschili, detti Atlanti (da Atlante, gigante o titano?, comunque della generazione dei ribelli alle divinità olimpiche, poi sconfitti; punito col dover sostenere la volta celeste o il mondo sulle sue spalle) o Telamoni (dal nome di un eroe greco; forse i due nomi sono accostati avendo la radice tl il significato di portare/sopportare). I Telamoni, solitamente dalla muscolatura possente, svolgono con energia, e a volte con malumore, il loro lavoro.
Cariatidi-erme del Ninfeo di Villa Giulia, Roma (foto RV)
1 commento:
Finalmente una spiegazione chiara, efficace, immediata.. tipico di chi è davvero colto.grazie Fiorella
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