mercoledì 25 febbraio 2015

Il Capo dello Stato prende il tram...


Il Capo dello Stato prende il tram, il papa esibisce scarpacce, il sindaco Marino va in bicicletta: tutti all’insegna del “sono uno di voi”. Bene, si cerca di eliminare ogni “segno” di diversità, di superiorità, di aristocrazia. Se riflettiamo, il discorso implicito è che non abbiamo più nessuna fiducia che le “autorità” meritino ammirazione e siano degne di quelli che vengono chiamati “privilegi”: già è molto che non si taglino teste a sovrani o altri personaggi altolocati. Ma questo non è indolore: tutti sanno che i Re di Francia, gli imperatori del Giappone, i papi del passato erano uomini con le loro debolezze, i bisogni fisiologici, le malattie, e proprio per questo quello che è/era importante è il riuscire ad andare al di là di questo livello, con una costruzione sociale capace di rendere nascite, morti, matrimoni, funerali, abitazioni, abbigliamento, quotidianità, “sacre rappresentazioni”, cioè modelli di raggiunta perfezione, in grado di soddisfare un bisogno di completezza ed eccellenza che i “comuni” mortali non possono individualmente raggiungere, ma possono insieme contribuire a costruire. Il bisogno di pienezza è un bisogno autentico come quello di eguaglianza e giustizia e il suo occultamento non andrebbe presentato come una conquista (nella finta ammirazione di una ipotetica catto-sobrietà da parte di lieti gazzettieri), ma come una grave perdita, ancorché motivata dalla crisi della rappresentanza e del valore delle élite che caratterizza il nostro tempo. Vorrei ricordare, a questo proposito, le parole insospettabili di A. Camus che diceva «Ogni società si fonda sull’aristocrazia, perché essa, se è tale, è esigenza nei confronti di sé stessa, e senza questa esigenza ogni società muore».

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