Le proposizioni avversative sono quelle che indicano una circostanza o
situazione in contrasto con un’altra proposizione “reggente”, es.: «sei uscito
mentre dovevi riguardarti». Le avversative sono introdotte da quando, laddove,
anziché, etc. e divengono comparative, di solito rappresentate da un infinito, e sono introdotte dall’avverbio “piuttosto”, come quando diciamo: «Quel farmaco lo stava
intossicando piuttosto che farlo guarire», «Preferiva andare a piedi piuttosto
che prendere un autobus affollato». Quello che è sicuramente scorretto è l’uso
di piuttosto con significato disgiuntivo o di alternativa, quindi al posto di
“o”, “oppure”, “ovvero”..., uso che va purtroppo dilagando nel linguaggio
radio-televisivo e, a cascata, in quello parlato, intendendo addirittura
ammantarsi di una forma di rozzo e grossolano snobismo. Innumerevoli gli equivoci
che si possono generare. Chi dicesse: «La prossima estate andrò a Londra
piuttosto che a Parigi, Praga e Francoforte» vorrà dire che andrà in queste tre
città o a Londra invece che...?
Fortunatamente, non sono mancate le reazioni a questo uso scorretto e, a
proposito, Ornella Castellani Pollidori, in La Crusca per voi, scriveva: «Mi
limiterò qui a un paio d'esempi fra i tanti che potrei citare: dal
settimanale L'Espresso, del 25.5.2001, incipit dell'articolo a p. 35
intit. Il cretino locale (sulla fuga dei cervelli dal nostro Paese): “È
stupefacente riscontrare quanti italiani trentenni e quarantenni pòpolino le
grandi università americane, piuttosto che gli istituti di ricerca e le
industrie ad avanzata tecnologia nella Silicon Valley”; naturalmente questo
piuttosto che pretende di surrogare la semplice disgiuntiva, ma il lettore non
edotto è portato a chiedersi come mai i giovani studiosi italiani sbarcati
negli Stati Uniti snobbino per l'appunto i prestigiosi centri di ricerca della
Silicon Valley. E ancora: “... di questo passo, saranno gli omosessuali
piuttosto che i poveri piuttosto che i neri piuttosto che gli zingari ad essere
perseguitati”: frase pronunciata dal noto (e benemerito) dott. Gino Strada nel
corso del Tg3 del 22.1.2002; in questo caso, la prospettiva d'una persecuzione
concentrata protervamente sulla prima categoria avrà reso perplesso più di un
ascoltatore [...] Immaginiamoci poi che cosa potrà accadere con l'insediarsi
dell'anomalo piuttosto che anche nei vari linguaggi scientifici e
settoriali in genere, per i quali congruenza e univocità di lessico sono
indispensabili. Gli esempi raccolti nel parlato e nello scritto sono ormai
innumerevoli e le schede dei sempre più scoraggiati raccoglitori (è il caso
della sottoscritta) si ammucchiano inesorabilmente. Eppure non c'è bisogno di
essere dei linguisti per rendersi conto dell'inammissibilità nell'uso
dell'italiano d'un piuttosto che in sostituzione della disgiuntiva o.
Intendiamoci: se quest'ennesima novità lessicale è da respingere fermamente non
è soltanto perché essa è in contrasto con la tradizione grammaticale della
nostra lingua e con la storia stessa del sintagma (a partire dalle premesse
etimologiche); la ragione più seria sta nel fatto che un piuttosto che
abusivamente equiparato a o può creare ambiguità sostanziali nella
comunicazione, può insomma compromettere la funzione fondamentale del
linguaggio. [...] Il lancio vero e proprio del nuovo malvezzo lessicale,
avvenuto senza dubbio attraverso radiofonia e televisione (e inizialmente
- è da presumere - ad opera di conduttori settentrionali), sembra potersi
datare dalla metà degli anni Novanta. Resta da capire la meccanica del processo
che ha portato un modulo dal senso perfettamente chiaro, e rimasto saldo per
tanti secoli, come piuttosto che a virare - all'interno di un certo uso
dapprima circoscritto e verosimilmente snobistico - fino al significato della
comune disgiuntiva. Per azzardare una ricostruzione di quel processo
proviamo a partire da una frase del genere: “Andremo a Vienna in treno o
in aereo”. In questo caso le due alternative semplicemente si bilanciano. Se
variamo la frase rafforzando il semplice o con l'aggiunta dell'avverbio piuttosto:
“Andremo a Vienna in treno o piuttosto in aereo”, chi ci ascolta può cogliere
una tendenziale inclinazione per la seconda delle due soluzioni, quella
dell'aereo. Sostituiamo a questo punto o piuttosto con piuttosto che:
“Andremo a Vienna in treno piuttosto che in aereo”; qui risalta
abbastanza nettamente — sempre attraverso la comparazione tra due opzioni — una
preferenza per la prima rispetto alla seconda. Dall'analisi delle varianti
contestualizzate nelle tre frasi, mi sembra si delinei una possibile
spiegazione del piuttosto che semanticamente “deviato” di cui ci stiamo
occupando (e preoccupando): in sostanza, può essere il prodotto di una locale,
progressiva banalizzazione portata fino alle estreme conseguenze, cioè fino al
totale azzeramento della marca di preferenza che storicamente gli compete
(e che nell'italiano corretto continuerà a competergli). Basterà avere un po’ di
pazienza: anche la voga di quest’imbarazzante piuttosto che finirà prima
o poi col tramontare, come accade fatalmente con la suppellettile di riuso. Segnalo
intanto la significativa variatio che
mi è capitato di cogliere al volo qualche giorno fa (precisamente, il 17 aprile
2002), nel corso di una trasmissione televisiva che si occupa di alimenti e di
buona cucina: un’esperta di gastronomia, chiamata a giudicare tra piatti a base
di pesce allestiti in gara da due cuochi, nel sottolineare quanto sia
importante anche l'effetto estetico nella presentazione d'una vivanda ha fatto
osservare come nei molluschi dalle valve variopinte utilizzati in una delle
portate ci fosse “più colore rispetto a una triglia anziché a una sarda”
(triglia e sarde essendo i pesci usati nella preparazione di altre due
portate). In effetti, una volta appiattito semanticamente piuttosto che
fino all'accezione del latino vel, non c'è ragione che non accada la
stessa cosa ad anziché (e anche, di questo passo, a invece che, invece
di)».
Il linguista Francesco Sabatini ha, anche lui, esortato
dai microfoni di Radio 3 alla lotta contro questo errore e, da non perdere, è la
divertente invettiva di Carlotta Mazzoncini, su YouTube, contro “L’uso
improprio del ‘piuttosto che’” .
Saranno sufficienti? Per ora, lo scontro continua...
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