Figlio, questo sconosciuto! Una
parte di te ma che non appartiene a te, di cui non conosci veramente emozioni, sogni,
esperienze… coincidenza di massima vicinanza e massima estraneità in questa
relazione paradossale. Quando, tra le massime sventure, un figlio muore e si è
messi di fronte, in tutta la sua violenza, a questa lontananza definitiva, nasce il
desiderio di rivivere i suoi ultimi momenti di vita, andando a respirare,
odorare, toccare, calpestare quello che per lui/lei ha rappresentato la porta dell’eternità
e dove tutto si è compiuto.
È il soggetto di Il cammino per Santiago, film di Emilio
Estevez (2010), in cui un affermato e atletico professionista californiano,
arriva in Francia per recuperare il corpo del figlio, morto proprio all’inizio
del pellegrinaggio per Santiago. Con le ceneri in una scatola, l’oculista sente
di dover portare a termine quel proposito rimasto incompiuto, compie lui il
pellegrinaggio e, mentre a tappe rilascia le ceneri nei luoghi che attraversa, cerca di ricollocare il
figlio tra le cose e le relazioni che pensa avrebbe voluto vedere e vivere,
confrontandosi ora lui con esse.
Il film si dilunga su tutto quello
che può avvenire lungo il cammino, su questa spiritualità on the road, non col cinismo dissacrante del Buñuel di La via lattea (1969), ma con una
narrazione condotta su un piano convenzionale, a volte buonistica, in cui è diluita
la forte intuizione iniziale, ma che nondimeno riesce a trasmettere il senso
del surrender, dell’abbandono a una Potenza superiore che conclude la faticosa e destabilizzante avventura. Un
piccolo assaggio di mise en abyme ci
è dato nel racconto del racconto che uno scrittore in cerca della sua
ispirazione comincia a fare narrando la storia dell’oculista e del figlio scomparso. Ottenuta,
con le “credenziali” che testimoniano le tappe del percorso (ahimé! ecco il
ricordo del mio Shuin-cho, “quaderno con i timbri rossi” che si “meritano” nei pellegrinaggi giapponesi!), la
certificazione finale della “penitenza” effettuata, la ferita è suturata e si
può tornare, eguali ma non identici a prima, nel mondo ordinario.
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