domenica 19 giugno 2011

Senza...

Anni fa gli insoddisfatti, gli esclusi, quelli che si sentivano privi di ricchezza e di opportunità reclamavano e agivano perché fosse loro dato «tutto e subito!». L’“esproprio proletario” si presentava come l’espressione più rappresentativa di un atteggiamento che consentiva di possedere e di consumare, anche non lavorando e non pagando. In generale, “senza” era considerato l’avverbio della povertà, della mancanza, degli insuccessi, come negli adagi del tipo «Non c’è rosa senza spine, non c’è amore senza pena, non c’è vecchio senza dolore», mentre il positivo risiedeva nel poter consumare sempre di più, con poca fatica e molte pretese, e chi poteva cercava di spingersi sempre più avanti,  portandosi alla frontiera dei consumi.
Ora sembra che le cose siano cambiate. Nota Luca Goldoni (giornalista, scrittore, osservatore del costume) che «stiamo abbandonando l’età del “più”, del “super”, dell’“extra” e ripiegando nell’èra del “senza” e del “meno”. “Senza”, insomma, è bello e soprattutto politicamente corretto».
Introdottasi con apparente innocenza attraverso il caffè decaffeinato e il latte scremato, la sottrazione si è rapidamente diffusa «in una galassia di caramelle senza zucchero, formaggi senza additivi, cioccolata senza calorie, tè senza teina, acqua minerale senza sodio, persino il sale senza sale. Dal “doppio brodo” e dalla “colazione più”, insomma, siamo approdati ai sughi senza ossidanti, alle torte senza pectina, ai cracker senza colesterolo, alla frutta senza fertilizzanti. Generalizzando, si può parlare del passaggio graduale dalla bulimia del consumismo alla quasi anoressia dell’igiene, dell’ecologia e dell’estetica. […] Il senza si estende poi anche alla famiglia. Nelle coppie senza figli i casi sono tre: o c' è un pauroso calo di libido o il timore di procreare pargoli senza futuro oppure un calcolo: prima le Maldive, prima le otto ore di sonno filate, poi (si vedrà) la culla. Sul “di tutto, di più” cala come una nemesi il “di meno, di niente”», per non dire dei politici che disgustosamente ripropongono, appena possibile, la formula «Senza se e senza ma».
Dunque, si prospetta un futuro “pulito” fatto di fiumi senza ponti, automobili senza ruote, parlamenti senza deputati…?
Bene: pur cercando di continuare a osservare il "Chi è senza peccato scagli la prima pietra", mi sia permesso sperare che non si facciano troppe scelte senza… testa!

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