(foto da Wikipedia)
Nell’età barocca, non solo S. Ignazio e i Gesuiti ricevettero l’onore di importanti opere d’arte, ma anche i Francescani, come testimonia l’affresco di Giovan Battista Gaulli, detto Baciccia (autore anche dell’affresco sulla volta della chiesa del Gesù), Trionfo dell’Ordine francescano, sulla volta della navata centrale della Basilica dei Ss. (santi, non santissimi!) Apostoli, dedicata ai santi Filippo e Giacomo (dei quali sono conservate le reliquie). La chiesa, costruita nel VI sec. e poi andata distrutta a causa di un terremoto, fu fatta restaurare dal papa Martino V, della famiglia Colonna, al cui palazzo la chiesa è contigua. La facciata risulta composita, presentando un portico del XV sec. a nove arcate, su due ordini, il superiore chiuso con finestre barocche, sovrastato da una balaustra con statue di Cristo e apostoli (occasione per ricordarli: Simone, soprannominato Pietro; Andrea, fratello di Pietro; Giacomo; Giovanni, fratello di Giacomo, tradizionalmente identificato con l’autore del IV vangelo; Filippo; Bartolomeo; Tommaso; Matteo, il pubblicano: riscuoteva le imposte, tradizionalmente identificato con l'autore del vangelo di Matteo; Giacomo il Minore; Giuda Taddeo, il vangelo di Luca riporta al suo posto Giuda di Giacomo; Simone lo Zelota; Giuda Iscariota, l'apostolo che tradì Gesù; Mattia, nominato dopo l’ascensione di Gesù), che precede una facciata settecentesca, su disegno del Valadier, con lesene e un finestrone centrale.
L’imponente Palazzo Colonna si estende tra p.za dei Ss. Apostoli, v. IV novembre, v. della Pilotta e, come si presenta attualmente, è il risultato del lavoro di incorporazioni di varie costruzioni nella vasta opera di ristrutturazione effettuata nel Seicento e nel settecento. Caratteristici, sulla via della Pilotta, i ponti che collegano il palazzo con l’ampio giardino. All’interno si trova la ricca Galleria Colonna che ospita dipinti di grande valore (di A. Carracci, P. Veronese, Pietro da Cortona, D. Tintoretto...).
Della famiglia Colonna alcuni membri sono indimenticabili. Tra essi:
Marcantonio II (1535-84), capitano generale della flotta alleata nella guerra della Lega santa contro i turchi, nella battaglia di Lepanto (1571) li sconfisse, catturandone la nave ammiraglia insieme a Giovanni d’Austria.
Vittoria (1490-1547), presente nella nostra memoria scolastica unitamente a Gaspara Stampa, era figlia del condottiero Fabrizio Colonna (protagonista dei dialoghi dell’Arte della guerra di Machiavelli); moglie del marchese Ferdinando d’Avalos, rimasta vedova condusse una vita austera, ricca di idealità religiose. Fu ammirata e amata da Michelangelo (“Donna leggiadra, altera e diva”, “Un uomo in una donna, anzi un dio”), che si rimprovera di non saper trarre da lei la salute della propria anima. N. Sapegno la dice ”signora di alto intelletto e di svariata cultura, disposta per indole alle severe meditazioni e dotata di una ricca vita affettiva, che in lei per altro è tenuta a freno dall’orgoglio aristocratico e dalla nativa austerità”. Rimatrice petrarchesca, curò il rigore formale più che le effusioni sentimentali, anche se i suoi versi non mancano di toni malinconici (“Così mi sforza la nimica sorte/le tenebre cercar, fuggir la luce/odiar la vita e disiar la morte…). L’amicizia con Michelangelo e le relazioni coi circoli intellettuali e religiosi del tempo hanno sicuramente contribuito a serbarne una memoria viva ancor oggi.
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