domenica 7 dicembre 2008

Duras#4

Nel 1979 M. Duras realizza un film, Les maines negatives, accompagnato da un testo, dedicato a ciò che più rende simili gli uomini: il dolore di chi si accorge di essere solo di fronte al mondo, chiama l’altro/a, oggi come migliaia di anni fa. M. D. ascolta, vive la fenomenale potenza della solitudine, la violenza non indirizzata del desiderio, che ha in sé qualcosa di primitivo e di irriducibile, dell’ordine del grido; con la sua scrittura cerca di afferrarla, di raggiungerla, la più lontana, di chi non sapeva che gridarla, quando ancora la parola non era stata inventata. Un grido al quale M. D. risponde con la parola, arnese misterioso ed efficace, tra il silenzio e il grido: “io credo che quest’urlo, quest’urlo di desiderio, sia lo stesso di quello che era stato proferito davanti a Dio”. La Duras per quest’opera prende spunto dalle impronte (per questo “negative”) di mani trovate nelle caverne: “Chiamiamo mani negative le pitture di mani trovate nelle grotte magdaleniane [ultimo periodo del paleolitico] dell’Europa Sud-Atlantica. Il contorno di queste mani - completamente aperte sulla pietra - era di uno strato di di colore più frequentemente blu, nero. A volte rosso. Nessuna spiegazione è stata trovata per questa pratica” e dice parole d’amore, rivolte a quegli uomini, agli uomini d’oggi, a sé stessa: “l’uomo solo nella grotta ha guardato/nel rumore/nel rumore del mare/l’immensità delle cose/e ha gridato. Queste mani del blu dell’acqua/del nero del cielo/piatte/posate aperte sul granito grigio/perché qualcuno le veda/io sono quello che chiama/quello che chiamava/che gridava trentamila anni fa/io t’amo/io grido che ti voglio amare, io t’amo…”. Col film, lo strazio di trentamila anni fa è riportato a oggi, attraverso qualcosa che attualizzi quel grido: lo fa attraverso le immagini straniate dell’Opéra o degli Champs Elysées… di una Parigi vista nella lividezza dell’alba di un giorno del 1979. Non ci sono passanti a quell’ora, quando solo le automobili e i camion circolano nelle strade, in una solitudine inospitale che tutto appiattisce in una luce desolante. Il testo che accompagna le immagini non è un elemento in più, non serve a commentare o a illustrare, ma si pone come uno degli elementi della sintesi, costituita proprio dal film, collocato tra passato e presente, tra parola e visione.

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