Accolto
da recensioni entusiastiche, il libro del giovane Marco Missiroli, Atti osceni in luogo privato, fin
dall’ossimoro del titolo avvince e incuriosisce: avvince per la scrittura lineare,
fluida e pulita, incuriosisce per la trama a poco a poco sempre più avvincente di
romanzo di formazione (come? a cosa?), particolarmente impegnativa in questo
nostro tempo post-ideologico, dai valori traballanti e dalle strutture, come
oggi si ama dire, fluide.
L’autore
e io narrante ci presenta nel modo più diretto e impudico le varie tappe della
propria maturazione, passando dalla frenesia onanistica adolescenziale alla
ricerca di femmine con cui sperimentarsi nella speranza di «riavvicinarsi al sodalizio
con Venere», ma senza riuscire ad andare oltre esperienze angosciosamente
dissipative. I personaggi al contorno sono un po’ delle ombre cinesi, senza
spessore e senza meta, amici coi quali non si stabiliscono dei veri legami
sociali, per cui quello che sorprende è la progressiva affermazione, nella
coscienza dell’autore, del valore delle figure genitoriali che, post-moderne,
imprevedibili, mai depresse e assenti, restano per il protagonista gli unici
modelli e riferimenti positivi ai quali egli cerca di avvicinarsi e coi quali,
finché in vita ma anche oltre, si capisce che ha costruito dei veri, solidi,
insostituibili rapporti.
Infatti,
seguiamo gli attraversamenti di varie esperienze lavorative, precarie e
inconsistenti, tranne quella (omaggio al buonismo del pensiero dominante!)
dell’insegnamento in una scuola per immigrati, finché il vero approdo (trovata
una compagna docile e solida) sarà non tanto quello di una stabilizzazione
professionale, ma quello della paternità, mentre il grande mondo rimane un fondale
presente, ma sbiadito.
Bombardati
come siamo da analisi della famiglia in crisi avanzata, dalle discussioni sull’identità
di genere e sulla ormai consolidata scomparsa dei padri, il libro ha un
carattere che si potrebbe dire “reazionario”, ma che, nella sua onestà non
giudicante, è una confessione controcorrente e probabilmente sincera, che
invita a riflettere su e a valorizzare quanto è riuscito a resistere ai
progressivi tsunami che devastano la nostra civiltà e che potrebbe costituire
un’àncora a cui afferrarsi per far andare avanti il mondo in attesa di tempi
migliori, se è mai dato immaginarli.
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