In occasione della Giornata della memoria 2012 viene in vari luoghi proiettato il film di Gilles Paquet-Brenner, La chiave di Sara (Elle s’appelait Sarah, 2010). Il film prende spunto dalla vicenda del Velodromo d’inverno, il luogo in cui migliaia di ebrei parigini, rastrellati fra il 16 ed il 17 luglio 1942, furono rinchiusi in condizioni disumane, per essere poi deportati nei campi di sterminio, e narra dell’impegno di una giornalista per ricostruire una storia, ridare identità a persone scomparse, prendere le distanze da una vergogna familiare, per liberarsene.
Nonostante alcune insufficienze e concessioni all’enterteinment, il film, da non perdere, rimane visibilissimo e appassionante (fazzoletti!), e sollecita ad andare oltre la vicenda storica come fatto circoscritto in un tempo, un luogo, personaggi, cosa che potrebbe anche far dire “questo non ci riguarda”. Quella vicenda, invece, ci riguarda perché archetipica e porta a confrontarci con le persecuzioni grandi e piccole che subiamo, con la faticosa costruzione dell’identità, con la gestione delle perdite, spingendoci ad approfondire in tutto il suo spessore il nostro rapporto col male e la perenne dialettica tra viltà e compassione, verità e menzogna, generosità e rancore.
Il racconto così divene Storia e la memoria Memoria, e consapevolezza della nostra umanità.
Nessun commento:
Posta un commento