Si è ormai da tempo affermato, nel linguaggio giornalistico e in quello quotidiano, il termine ultrà o ultra per designare la tifoseria o i singoli tifosi fanatici di una squadra sportiva oppure, in politica, per qualificare chi professi opinioni o mostri atteggiamenti estremistici. Ma non tutti conoscono la storia di questa parola. Derivante dalla preposizione latina ultra = al di là, il termine è stato usato in Francia nel periodo rivoluzionario (Robespierre che opponeva mesures ultra-révolutionnaires e mezzi citra-révolutionnaires) e soprattutto nella Restaurazione (1815-30), quando significò quasi un partito, quello degli ultraroyalistes (coloro che erano più realisti del re!), sostenitori del ritorno alla monarchia assoluta e oppositori della costituzione concessa da Luigi XVIII. Appoggiati dal fratello del re, poi re col nome di Carlo X (1824-30) dopo la morte di Luigi, ottennero vari successi, specie nel campo dell’istruzione e dei rapporti con la Chiesa. Con la rivoluzione del 1830 e l’instaurazione della “monarchia di luglio” (1830-48, Luigi Filippo “re dei francesi” e nuova costituzione) il gruppo subì una definitiva sconfitta; il termine, tuttavia, rimasto a indicare genericamente gli oltranzisti, si è diffuso dalla Francia ad altri Paesi ed è ben vivo ancor oggi tra noi.
Blog: un’occasione per parlare di sé ma non per sé, un tentativo di arginare lo spreco di esperienze, pensieri, emozioni, offrendone qualche frammento e fidando sul potenziale di universalità che è in ognuno; per riannodare fili, stabilire legami; come mani, parole tese verso…
domenica 23 maggio 2010
Modi di dire#6/Ultrà
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