Balzac, nel piano del vasto progetto della Commedia umana, ha collocato tra gli “studi filosofici” il suo romanzo fantastico La pelle di zigrino (1831), dedicato al tema. In esso, Raphaël de Valentin, un giovane economicamente dissestato, ottiene da un antiquario una pelle dotata della magica proprietà di esaudire tutti i desideri, ma che progressivamente si restringe, a misura di ogni soddisfazione ottenuta. Il restringersi della pelle è una metafora del consumarsi della vita e delle energie creatrici per il fatto stesso di vivere e di creare, e Raphaël morirà quando il talismano sarà “esaurito”. Spirerà sul seno ritrovato della donna che lo aveva sempre amato, metafora della vita stessa, ma da cui si era “dovuto” allontanare nel doloroso detour dell’esperienza e della maturazione. L’antiquario dice a Raphaël: “Le rivelerò in poche parole un grande mistero della vita umana. L’uomo si esaurisce in due atti istintivamente compiuti che inaridiscono le sorgenti della sua vita. Due verbi esprimono tutte le forme assunte da queste due cause di morte: Volere e Potere. Fra questi due termini dell’azione umana, c’è un’altra formula di cui si impadroniscono i saggi ed io le devo la felicità e la longevità. Volere ci consuma e potere ci distrugge; ma sapere lascia il nostro debole organismo in un perpetuo stato di tranquillità”. La via di una conoscenza salvifica (gnosi) che faccia vivere e trascendere il mondo finito in una consapevolezza più alta viene, tuttavia, rifiutata dal protagonista, che si avvia così verso la infelice “consumazione” della propria vita, secondo il noto “Video meliora proboque, deteriora sequor”.
Del romanzo si potrebbero ricordare la descrizione e la critica della società del tempo (Restaurazione-“monarchia di luglio”), la tipizzazione delle donne dell’epoca, l’enunciazione dei “miti” fondatori del pensiero dell’Autore che troveranno poi più concreta espressione negli “études des mœurs” della Comédie. Ma, alla fine della lettura, viene da domandarsi cosa faremmo se avessimo noi a disposizione una pelle di zigrino come quella del romanzo. In un film di Rohmer si racconta la favola dei tre desideri, nella quale una coppia poteva esprimerne soltanto tre: il marito chiese un salame; la moglie, furiosa, che gli pendesse dal naso; lui, a quel punto, che gli venisse staccato. Così spesso finiscono le nostre aspirazioni...
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