Giornata grigia e piovosa. Essere “roi d’un pays pluvieux [sovrano di un regno piovoso]” (Baudelaire): la memoria va veloce a ritroso fino al corso di Filosofia medievale (Bruno Nardi): “Prima illa entitas in omnibus rebus est forma essendi…”. E il giorno si accende di vivida luce attraverso le lacrime...
Blog: un’occasione per parlare di sé ma non per sé, un tentativo di arginare lo spreco di esperienze, pensieri, emozioni, offrendone qualche frammento e fidando sul potenziale di universalità che è in ognuno; per riannodare fili, stabilire legami; come mani, parole tese verso…
martedì 24 marzo 2009
lunedì 23 marzo 2009
Liquidi
Ricordo di aver sentito dire che negli incontri importanti viene sempre versato qualche liquido dei nostri corpi: latte, seme, sangue. E aggiungerei anche lacrime, sudore e parole (non sono liquide le parole?). Noi siamo solo quelli che versano: Dio, il Mistero, il Tempo, la Storia decidono che destino debbano avere il latte, il seme, il sangue, le parole...
domenica 22 marzo 2009
Cariatidi#8/Telamoni a Jesi
Muriel Barbery, L’eleganza del riccio, tr. it., Roma, Edizioni e/o, 2008
Di questo libro, il cui successo testimonia di una insospettata sensibilità in una vastissima fascia di lettori, si possono apprezzare molti aspetti: la struttura del racconto organizzato a più voci e su registri diversi, la spigliatezza narrativa, il tema della differenza (generazionale, sessuale, sociale) e quello del nascondimento, l’allargamento degli orizzonti culturali (l’autrice ha soggiornato in Giappone), le riflessioni filosofiche profonde ma svolte con mano leggera. E soprattutto i modi della sensibilità, nutriti di una non dichiarata spiritualità buddhista ma che costituisce l’aroma di tutto il libro. Si prenda, come esempio, il “rituale” del tè, umilmente ma intensamente consumato dalla portiera e da una sua amica, nella conciergerie del ricco condominio di rue de Grenelle per “incastonare nell’attimo una gemma di infinito”. Un rituale, cioè qualcosa di immutabile “cui avevamo dato vita insieme affinché, un pomeriggio dopo l’altro, esso si radicasse nella realtà tanto da darle senso e consistenza” […], fecondando il tempo con “un po’ di eternità. Fuori il mondo ruggisce o si addormenta, […] avanza, si infiamma, si strazia e rinasce, si agita la vita umana. Allora beviamo una tazza di tè […]. Quel puntuale rinnovarsi degli stessi gesti e della stessa degustazione, quell’accesso a sensazioni semplici, autentiche e raffinate, quella libertà concessa a tutti […] di diventare aristocratici del gusto, […] perché il tè ha la straordinaria virtù di aprire una breccia di serena armonia nell’assurdità delle nostre vite. Sì l’universo tende segretamente alla vacuità, le anime perdute rimpiangono la bellezza, l’insensatezza ci accerchia. Allora beviamo una tazza di tè... e, a ogni sorso, il tempo si sublima”.