Un bell’esempio dell’ira impaziente verso gli oggetti che si “ribellano” o ostacolano la nostra volontà ci viene da un aneddoto relativo alla II guerra persiana. Serse, figlio del re Dario I, per vendicare la sconfitta subita dal padre nella I guerra persiana, organizzò (480 a. C.) una spedizione contro la Grecia e affidò al generale Mardonio la costruzione, in un punto in cui il tratto di mare si restringeva a circa 1200 metri, di un ponte di barche per traghettare l’esercito. Il tentativo fu vanificato da una tempesta, forse a causa di alcune negligenze, per cui il ponte di barche fu distrutto. L’ira di Serse si abbatté allora non solo sui responsabili della costruzione, che furono decapitati, ma anche sul mare, la cui paradossale “punizione” fu, come narra Erodoto, così eseguita: Serse, “infuriato con l’Ellesponto, ordinò di infliggergli trecento frustate e l’imposizione di due ceppi. Mi è stato pure detto che inviò dei marchiatori perché bollassero a fuoco l’Ellesponto. Ordinò poi che, mentre lo fustigavano, gli fossero rivolte le seguenti barbare, offensive parole: ‘Acqua proterva, il tuo signore ti infligge la pena, perché tu hai osato offenderlo senza averne ricevuta alcuna offesa. Il Re Serse ti guaderà, contro il tuo volere, proprio tu, fiume melmoso e salmastro, cui nessuno, com'è giusto che sia, offre sacrifici’”.
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