Giovedì 29 papa Francesco, inseguendo gli “ultimi”, secondo il suo
programma, si è recato all’Istituto Penale per Minori di Casal del Marmo dove ha
celebrato la Messa e compiuto la lavanda dei piedi a 12 giovani detenuti.
Non c’è dubbio che il carcere sia uno degli
inferni più emblematicamente duri della nostra società, ma viene una domanda: è
il carcere che rende ultimi (e allora porte aperte per tutti) o le azioni (non parlo di "colpe", perché penso bisognerebbe
uscire dalla illusoria sequenza libertà-responsabilità-colpa) che hanno portato
lì? E le persone derubate, le donne stuprate, coloro ai quali con gli omicidi
sono stati sottratti gli esseri amati (per non dire delle vittime cui è stata
sottratta la vita) sono soltanto penultimi e quindi non meritevoli di
vistosi gesti di tenerezza? Se è il carcere che rende ultimi perché non andare
a visitare anche qualche prete pedofilo condannato, qualcuno di quelli sui
quali si concentra lo sdegno (non si sa se reale o apparente) di vescovi e
cardinali? Sarebbe un bel gesto, visto che ormai si trova anch’egli tra gli ultimi...!
Quel che voglio dire è che anche la tenerezza
implica delle scelte, neppure la tenerezza è semplice come i gesti populisti (o
papulisti) vorrebbero far credere, mascherando (a beneficio della dea
comunicazione!), ma non risolvendo. Anche se si tratta di una minoranza, sento
di appartenere alla schiera di quelli che osano pensare sia il complesso a contenere
il semplice e non il contrario!
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