«Eccomi!»: è parola che pronunciamo spesso, parola usata per asserire la nostra presenza, ma che è, non dimentichiamolo, parola antica, sacra, carica di storia, la parola con cui l’uomo ha risposto alle Chiamate (divine, transpersonali, fondamentali). Per cominciare, è la parola con la quale Abramo risponde al Signore che lo chiama a sacrificare Isacco («Dio mise alla prova Abramo e gli disse: “Abramo, Abramo!”. Rispose “Eccomi!”, Gen 22, 1), ed è la parola di Mosè («il Signore vide che si era avvicinato per vedere e Dio lo chiamò dal roveto e disse: “Mosè, Mosè”. Rispose “Eccomi!”», Es 3, 4). Ed è ancora la risposta di Samuele, la cui storia ci richiama anche alla opportuna distinzione tra le chiamate («Il giovane Samuele continuava a servire il Signore sotto la guida di Eli. La parola del Signore era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti. In quel tempo Eli stava riposando in casa, perché i suoi occhi cominciavano a indebolirsi e non riusciva più a vedere. La lampada di Dio non era ancora spenta e Samuele era coricato nel tempio del Signore, dove si trovava l'arca di Dio. Allora il Signore chiamò: “Samuele!” e quegli rispose: “Eccomi”, poi corse da Eli e gli disse: “Mi hai chiamato, eccomi!”. Egli rispose: “Non ti ho chiamato, torna a dormire!”. Tornò e si mise a dormire. Ma il Signore chiamò di nuovo: “Samuele!” e Samuele, alzatosi, corse da Eli dicendo: “Mi hai chiamato, eccomi!”. Ma quegli rispose di nuovo: “Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!”. In realtà Samuele fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore. Il Signore tornò a chiamare: “Samuele!” per la terza volta; questi si alzò ancora e corse da Eli dicendo: “Mi hai chiamato, eccomi!”. Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovinetto», 1 Sam 3, 1-8).
E io vorrei che alla fine, perché tutto possa dirsi compiuto, in timorosa pacatezza e in serenità senza speranze, divenisse per me la parola; la parola ultima; la parola estrema da offrire al silenzio…: “Eccomi!”.
E io vorrei che alla fine, perché tutto possa dirsi compiuto, in timorosa pacatezza e in serenità senza speranze, divenisse per me la parola; la parola ultima; la parola estrema da offrire al silenzio…: “Eccomi!”.
6 commenti:
Bei richiamo biblici per questa parolina ricca di storia. er continuare sulla Bibbia, per contrasto (ma che rafforza) si potrebbe ricordare come nell'antico testamenteo quando Elia chiama Eliseo (non lo chiama, ma gli mette io suo mantello, 1Re 19:19) questi risponde :"Ti prego, lascia che io vada a dare un bacio a mio padre e a mia madre, e poi ti seguirò" 1Re 19:20. Poi Dopo essersi allontanato da Elia, Eliseo tornò a prendere un paio di buoi, e li offrì in sacrificio; con la legna dei gioghi dei buoi fece cuocere la carne e la diede alla gente, che la mangiò. Poi si alzò, seguì Elia, e si mise al suo servizio. Elia gli permette di procrastinare un po, ma l'eccomi di Eliseo é irreversibile perché quando ha salutato i genitori brucia l'aratro, mangia i buoi che lo tiravano e parte con Eliseo.
C'è un'altro bellissima passaggio di S. Luca che rinforza l'idea di un eccomi irreversibile: "un altro disse: «Seguimi». Ed egli rispose: «Permettimi di andare prima a seppellire mio padre» (Lu 9:59) e Gesù risponde la celebre frase : "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti". (Lu 9:60). La risposta sarebbe misteriosa se non fosse in qualche modo chiarita dai due versi successivi, nei quale qualcuno dice a Gesù : «Ti seguirò, Signore, ma lasciami prima salutare quelli di casa mia» (Lu 9:61). La risposta di Gesù è «Nessuno che abbia messo la mano all'aratro e poi volga lo sguardo indietro, è adatto per il regno di Dio».
Insomma, se leggo bene, mi pare che quando ci sono grandi chiamate ci devono essere grandi risposte. Risposte irreversibili, un impegno totale.
Mi viene da mettere in relazione queste risposte in relazione alle rivoluzioni arabe e alle rivoluzioni in generale. Deleuze é molto chiaro in proposito. Le rivoluzioni non funzionano. Diventano massacri e rlanciano le giostre dei desideri particolari, degli abusi e delle ingiustizie, ma Deleuze ricorda come sia invece interessante e ineluttabile il "devenir révolutionnaire". Anche questa é una risposta, un "Eccomi" che può essere ineluttabile. Che altra soluzione c'era in Tunisia, in Egitto e ora nello Yemen?
Sì, sono tutte le risposte che vogliono essere definitive o, dovremmo più modestamente dire, impegnative (S. Benedetto: “Nihil Christo anteponere”!).
Dici: “Le rivoluzioni non funzionano. Diventano massacri...”. Domandiamoci: perché la “coscienza infelice” diviene coscienza criminale? Non dipende forse dall'illusione delle scorciatoie, da una coscienza che non è veramente divenuta rivoluzionaria ma che decide di agire come se lo fosse? “Maturità è tutto”.
Le rispondo con le parole di Calvino. Tornando dalla russia (non ricordo ora in quale libro) egli medita: ra o visto e so che non funziona. In poche parole si rende conto di non poter più essere comunista (anche lasciò il partito dopo l'invasione dell'ungheria e Togliatti in delle lettere inedite lo insulta terribilmente). Insomma sa che anche quella è un'illusione, come tutte le utopie. Ma poi si dice di nuovo: so, ma cosa posso essere altro che comunista nell'Italia di oggi? Ricordo che il testo è di prima degli anni sessanta se non sbaglio.
Ovvero: forse a volte l'assoluto è fondersi un un'altra massa relativa alla prima, quella che si definisce per opposizione ad un'altra. IL divenire rivoluzionario deleuziano non credo si applichi solo a quelli che scendono instrada. L'arte può e deve essere rivoluzionaria, nel senso di provocare un movimento contrario alla massa dominante. O almeno, come dice sempre Deleuze, l'arte è un'atto di resistenza. L'arte non come fuga dalla società, ma come tentativo di accesso ai meccanismi della percezione in atto nei destinatari. Non manipolazione, ma offerta di altri paradigmi della sensazione e del pensiero.
Perché la coscienza infelice diventa criminale? Non so, ma immaturità o cattiva educazione mi sembrano le più probabiliri risposte. Abbiamo bisogno di nuovo pensiero, nuove catechesi, altri valori. Certamente il buddhismo è una di queste per me. Ma non so se la forza della preghiera può riuscire in questo mondo a far partire i Ben Ali. Mi piacerebbe....
Buddha Gesù Smith Voltaire Marx hanno cambiato le coscienze e attraverso le coscienze hanno cambiato il mondo. Le rivoluzioni politiche cambiano i governi, quasi sempre con un peggiore di quello che si è cacciato.
Non voglio esaltare l'intimismo o il cambiamento che resta interiore e non lascia tracce, ma l'impegno per capire di più e agire forse meno, ma meglio. La “rivolta” di Camus, ad es., non esortava a seguire le masse e non esaltava l'indifferenza; quanto a Calvino, nell'Italia di quegli anni c'erano delle alternative e quella da lui seguita fortunatamente rimase minoritaria.
Luca 1:38
Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei.
Anche Maria si impegno definitivamente! Mi verrebbbe da dire: si "compromise" definitivamente!
A essere precisi il testo di Luca, prescindendo dalle traduzioni italiane, non riporta l'«Eccomi!», ma dice: «Ecce ancilla Domini» o, in greco, «idoù e doùle kurίou».
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