Un episodio della vita di Cadmo, il matrimonio del mitico fondatore della città di Tebe con Armonia, è l’argomento — tratto dalle Metamorfosi di Ovidio — dell’opera Cadmus et Hermione, musica di J-B Lully su libretto di Ph. Quinaut. Grazie all’impegno congiunto del CMBV (Centre de Musique Baroque de Versailles), del MBF (Musique du Baroque Français) e del Théâtre National de l’Opéra Comique è stata realizzata e registrata. L’Orchestra, coro e danza del Poème Harmonique (direzione artistica e musicale di Vincent Dumestre) hanno saputo ricreare l'alchimia magica dello spettacolo barocco e il DVD che ne è risultato consente anche a noi di godere di una delle opere del teatro del “Grand Siècle”, realizzate a gloria del re Luigi.
Cadmo ama Armonia, figlia di Marte e di Venere, che è già promessa al gigante Dracon, per cui deve superare una serie di prove, uccidere un drago e il gigante, in una serie di scontri che vedono impegnate anche divinità olimpiche in conflitto tra loro. Ma, alla fine, l’amore trionfa e i due possono sposarsi sotto l’occhio conciliato e conciliante degli dèi, tutti presenti al banchetto nuziale, nelle sale del palazzo di Tebe, la città in cui “tutto doveva modellarsi sulla geometria dei cieli”, e dove il compagno di letto di Armonia sarebbe stato “salvatore dell’armonia del cosmo”. Cadmo e Zeus sedevano accanto versandosi vino in amicizia, in un tempo in cui tra uomini e dèi esisteva familiarità, indistinzione, condivisione e quella festa “era stata il momento del loro massimo avvicinarsi”. In quelle nozze “i termini estremi del mondo si erano tesi in un accordo visibile per un’ultima volta. Subito dopo, si erano distaccati e lacerati”. In seguito, “invitare gli dèi divenne l’atto più pericoloso, origine di offese e maledizioni, segno di un malessere ormai irriducibie tra l’alto e il basso [...]. Invitare gli dèi rovina i rapporti con loro, ma mette in moto la storia. Una vita dove gli dèi non sono invitati non vale la pena di essere vissuta. Sarà più tranquilla, ma senza storia. E si può pensare che quell’invito pericoloso sia ogni volta ordito dagli dèi stessi, che si annoiano degli uomini che non hanno storia”. Si porrà infatti il problema della giusta misura, dei modi in cui avvicinarsi e distanziarsi dal sacro (v. Blog del 16 luglio 2009). Luigi XIV li aveva individuati?
La storia di Cadmo, avo di Dioniso e di Edipo, fu, direbbe Citati, “prima felice, poi dolentissima e funesta”, ma il grande re lasciò alla Grecia un dono prezioso: l’alfabeto, col quale “i Greci si sarebbero educati a vivere gli dèi nel silenzio della mente, non più nella presenza piena e normale, come ancora a lui era toccato” (R. Calasso, Le nozze di Cadmo e Armonia, Milano, Adelphi, 1988).
Nessun commento:
Posta un commento