Gli innumerevoli aspetti formali (ancora i treni, l’effetto cornice — inquadratura fissa che sottolinea l’immutabilità dell’impermanenza! — i particolari di oggetti e situazioni “ordinari”) e narrativi (gli ambienti modesti e tutti uguali, la divisione dei luoghi dove trovano espressione gli affetti, la casa; le confidenze e i ricordi tra amici, i bar; le attività sociali, luoghi di lavoro), gli “accenni” a una natura “accogliente” che fa da sfondo tranquillo alla malinconia dei distacchi e delle perdite, sono gli usuali “ingredienti” usati da Ozu per offrirci questi capovolavori di consapevolezza, in cui la ripetizione conduce al di là delle vicende per offrire uno sguardo “altro” sulla condizione umana.
Blog: un’occasione per parlare di sé ma non per sé, un tentativo di arginare lo spreco di esperienze, pensieri, emozioni, offrendone qualche frammento e fidando sul potenziale di universalità che è in ognuno; per riannodare fili, stabilire legami; come mani, parole tese verso…
domenica 26 luglio 2009
Schermaglie#9/Vivere la Vacuità/Ozu, Akibyori (Tardo autunno), 1960
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