Papa che va, papa che viene, passiamo
dall’aristocrazia teologica di papa Benedetto alla tenerezza trasandata di papa
Francesco, e i media seguono mai come ora le vicende della Chiesa. Tra queste manifestazioni di attenzione, non
tutte encomiabili, non si possono non notare i grandi spazi che le TV
stanno dedicando alla storia dei Borgia, del papa Alessandro VI e dei suoi
figli. Sarà la ricerca di “precedenti” storici alle attuali denunciate
“sporcizie” della Curia romana, sarà per una sorta di gossip retrospettivo o per attrazione
degli opposti o sottolineatura di differenze, evidentemente ci si era preparati per
tempo e ora vengono diffuse sia (Sky) la serie in 12 episodi curata da Tom
Fontana, diretta da Metin Huseyin, abbastanza moderata, girata in Cekia, per
Canal+ che la sta mandando in onda in Francia, sia (La 7) quella, assai più
rozza, in 8 episodi girata in Ungheria, per Showtime, coprodotta da Steven
Spielberg, diretta da Neil Jordan, entrambe, per accrescere la confusione, con
lo stesso titolo. Più equilibrato e accettabile il documentario su Lucrezia
Borgia, andato anche questo su La 7. La gauche
francese non manca di manifestare in proposito il suo spirito anticlericale con
la irriverente vignetta pubblicata su Le
Monde che mostra il papa emerito che “pregusta” la visione della serie su
Canal+.
(da Le Monde)
Lasciando agli esperti di comunicazione il
giudizio su tutto questo, vorrei parlare di qualche curiosità romana sul tema. Per
cominciare, in vicolo del Gallo, a pochi passi da Campo de’ Fiori, l’attento
visitatore può osservare ciò che resta della “locanda” della Vacca, una di
quelle case di prostituzione “ben frequentate”, gestite dall’intraprendente
Vannozza Cattanei, storica compagna di Alessandro VI (Rodrigo Borgia, divenuto
papa nel 1492) e madre di quattro dei suoi figli, i più noti: Giovanni o Juan
(1474), Cesare (1475), Lucrezia (1479), Goffredo o Jofré (1481). Ciò che resta di
questa un tempo famosa locanda è lo stemma, ancora visibile sul muro
all’altezza del civico n. 13, che Vannozza aveva composto con una certa
disinvoltura, combinando lo stemma dei Borgia (un toro) con quelli di due dei vari
mariti che ebbe, mariti di copertura (soprattutto delle gravidanze
“irregolari”) come usava il (mal)costume del tempo.
Vannozza Cattanei morì nel
1518, fu sepolta in S. Maria del Popolo, ove riposava anche il figlio Juan, ma la
sua tomba fu devastata durante il “sacco di Roma” del 1527 e quel che resta
della sua tomba è una lapide, sfregiata, spezzata e ricomposta, che ora il
solito visitatore attento può vedere nell’atrio della Basilica di S. Marco
(piazza Venezia). Ignoro (e non mi spiacebbe conoscere) le ragioni per le quali
si trova lì.
(foto RV)
Seguendo le consuetudini rinascimentali, Alessandro
VI non fu tanto diverso da altri papi quanto a figli, nepotismo, simonia,
affari (“A Roma Dio non è trino, ma quattrino”, si diceva) e, dopo
Vannozza, ebbe per alcuni anni come compagna “ufficiale” la
giovane Giulia Farnese (1474-1524, conosciuta dal papa quando ella aveva 15
anni), per il suo fascino detta Giulia “la bella”, sposa (al solito) di Orsino
Orsini, madre (1492) di una bambina di nome Laura, della quale non è
certo se il padre fosse lo stesso papa Borgia. Giulia, per la sua particolare “posizione”
di “favorita” papale, era ironicamente detta “concubina papae” o “sponsa Christi”
e il fratello Alessandro (1468-1549) fu fatto cardinale da Alessandro VI nel
1493. Dice tutto sulle maldicenze che accompagnarono la sua nomina e la sua
posizione di porporato il modo in cui, nella colorita lingua di Pasquino, la
più nota delle “statue parlanti” romane (che il papa Alessandro voleva
distruggere e gettare nel Tevere), era soprannominato: “cardinal gonnella” o,
peggio, deformandone il cognome Farnese, “cardinal fregnese”. Come papa
(1534-49), benché continuasse nella pratica del nepotismo e degli amori senili
(Margherita d’Austria ?), Paolo III fu impegnato nella reazione
al protestantesimo, creò il Sant’Uffizio, approvò la costituzione della
Compagnia di Gesù, convocò il Concilio di Trento. Mecenate, dette grande
impulso all’edilizia romana e commissionò la costruzione del famoso palazzo Farnese
a Roma (sotto la direzione di Antonio da Sangallo, Michelangelo, Vignola, Giacomo
della Porta), che non fu però da lui abitato perché completato solo nel 1589,
molto dopo la sua morte. Tornando alle curiosità romane, ricordiamo che il suo
monumento funebre, collocato nella basilica di S. Pietro, è opera
di Guglielmo Della Porta. Sotto la imponente statua bronzea del papa, il
sarcofago è arricchito da due figure femminili adagiate, raffiguranti a sn la
Giustizia, a dx la Prudenza, modellate rispettivamente sulla sorella Giulia e sulla
madre Giovannella Caetani. Anche come statua, la bellezza di Giulia doveva
essere ritenuta così conturbante da venire successivamente “rivestita” e, fatto
ancora più paradossale, è tuttora vietato al pubblico avvicinarsi alla tomba di Paolo
III, data la particolare collocazione absidale (?!?).
(foto dalla rete)
(foto arte.tv)